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L’Arabia Saudita investe su videogiochi ed eSport

Luca BusolabyLuca Busola
Dicembre 6, 2022
in Medio Oriente e Nord Africa
Reading Time: 8 mins read
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L’Arabia Saudita investe su videogiochi ed eSport

L’Arabia Saudita sta continuando il processo di diversificazione economica per il raggiungimento degli obiettivi di Vision 2030, il progetto di Mohamed Bin Salman per rendere il paese il punto di riferimento del mondo arabo-islamico e il nodo centrale dei commerci tra Europa, Asia e Africa attraverso il miglioramento della governance, la crescita economica e il rafforzamento dell’identità islamica della nazione. All’interno di questo processo di modernizzazione si inserisce anche l’industria del gaming che il fondo sovrano Public Investment Fund (PIF) considera centrale per la nuova politica economica del paese. Una mossa che si prefigge di elevare l’Arabia Saudita a leader del settore entro il 2030 tramite l’acquisizione di asset strategici, la promozione di eventi eSport, la creazione di videogiochi in-house e la partecipazione nelle case videoludiche più importanti.

Il doppio fine è quello di mostrare come il Paese sia entrato nel nuovo millennio, diventando un interlocutore moderno per le industrie tecnologiche, dotando allo stesso tempo il paese di una nuova strategia culturale rivolta a un pubblico in costante crescita, quello dei videogiocatori.

Quello del gaming è un mercato in piena espansione che attira milioni di nuovi utenti grazie alla sua trasversalità, soprattutto demografica, e alle diverse modalità con cui avviene l’engagement sin dalla rivoluzione del mobile che ha reso l’esperienza più accessibile, economica e capace di targettare quelle fasce tradizionalmente considerate estranee a questo mercato. Un altro fattore che ha giocato a favore dell’industria videoludica è stata la pandemia: lockdown e restrizioni hanno spinto un gran numero di persone a cercare forme alternative di intrattenimento acquistando console, videogiochi e usufruendo di servizi di streaming. 

Anche in Arabia Saudita la popolazione è sempre più interessata a questo tema: nel 2020 il numero di fruitori di videogiochi era di circa 21 milioni, con il mercato saudita che rientra tra i primi 20 al mondo, mentre nel contesto Medio Orientale rappresenta circa il 33% degli utenti totali, ed è previsto che il numero nella regione sia destinato ad aumentare fino a toccare gli 85 milioni nel 2025.

Il primo passo compiuto dalla monarchia saudita è stato la creazione a inizio 2022 della la Savvy Gaming Group (SGG), società di proprietà del PIF, per dare slancio alla neonata industria saudita secondo le direttive della National Gaming and Esports Strategy (NGES).  La SGG è stata inondata di liquidità da investire per l’acquisto e la creazione di publisher di videogiochi e per la partecipazione statale nelle case di produzione più importanti come Blizzard Activision, Nintendo ed Electronic Arts. Successivamente l’azienda ha concluso l’acquisto di Electronic Sports League (ESL), il più grande organizzatore di eventi eSport, e della piattaforma FACEIT per 1,5 miliardi di dollari creando un’unica società, la ESL Faceit Group. Questa è stata poi inglobata nella SGG, alla quale è stato dato un nuovo CEO, Yannick Theler, dalla pluridecennale esperienza in Ubisoft, altro colosso del gaming.

Se Riyadh raggiungerà l’obiettivo di creare almeno 30 giochi e avere circa 250 aziende sotto il proprio controllo entro il 2030, è verosimile che le ricadute economiche sul Paese saranno, secondo Arabnews, pari a 13 miliardi di dollari. Più difficile da realizzare è invece il secondo obiettivo che Mohamed Bin Salman si è prefissato, ossia rendere l’Arabia Saudita una delle prime tre nazioni per numero di videogiocatori professionisti: al momento non rientra nemmeno tra le prime 20 ed è improbabile che il Regno riesca a scalzare nel breve periodo Paesi come Cina, USA, Russia o Giappone.

Un altro livello di investimento riguarda la partnership tra investimenti pubblici e privati con cui il Ministero delle Comunicazioni e dell’Informatica punta a formare decine di ingegneri e gamer professionisti offrendo borse di studio ad hoc: nel Gennaio di quest’anno Arabia Saudita e EAU hanno siglato una partnership con Amazon e MENATech per la creazione della Amazon University Esports che offrirà ai giovani sauditi opportunità di formazione, competizione ad alto livello, visibilità e soprattutto premi in denaro. 

La seconda mossa di Riyadh riguarda la promozione di eventi e fiere a tema videoludico e l’istituzionalizzazione degli eSport. A tal proposito nel 2017 è stata istituita la Saudi Esports Federation con il compito di promuovere e regolamentare lo sviluppo e la competizione dei propri talenti, pubblicizzando il gaming in tutto il paese. A livello globale, invece, è stata ottenuta la nomina del principe Faisal bin Bandar alla vicepresidenza della Global Esports Federation, inserendo Riyadh tra le tappe del Global Esports Tour.  La capitale è destinata a diventare il fulcro delle manifestazioni E-sportive: nel 2023 ospiterà i Global Esports Games e quest’anno si sono tenute la Gamers8, una manifestazione di otto settimane, e il RUSH festival, una cinque giorni di tornei, cosplay e meet&greet con influencer e case di sviluppo.

Le motivazioni che spingono gli investimenti di casa Saud sono molteplici. Il primo punto è sicuramente economico: il mercato mondiale dei videogiochi vale circa 200 milioni di dollari e sembra non conoscere crisi e anche in Arabia Saudita sempre più persone ritengono che il Regno dovrebbe ospitare più eventi eSport in futuro.

Un secondo vantaggio riguarda i vari settori che l’industria del gaming andrà a sviluppare e le relative ricadute sulla società: un progetto ambizioso come quello di Vision 2030 costringerà il Paese a formare e ad attrarre dall’estero un numero sempre crescente di ingegneri e specialisti nello sviluppo di software, robotica e intelligenza artificiale che, a loro volta, richiederanno un’infrastruttura notevole e il potenziamento della connessione ad Internet di cui beneficeranno le altre industrie e la popolazione stessa. L’ultimo punto riguarda il rebranding del paese per dimostrare come esso stia progredendo verso la diversificazione economica e stia dando inizio a un nuovo corso in cui la società saudita si sta adattando alle sfide del futuro.

L’ultima sfida alla NGES riguarda invece le accuse di gamewashing, ossia l’utilizzo di determinate tematiche, in questo caso videoludiche, per distrarre la popolazione e l’opinione pubblica internazionale dalle azioni di repressione che avvengono nel paese. Nonostante nel Regno il divario di genere tra videogiocatori non sia così marcato (le videogiocatrici sarebbero infatti circa il 42-46%), le donne faticano ancora a trovare spazio e a tal proposito sono nati gruppi per la promozione degli eSport per le donne come il Valar Club, il primo club riconosciuto dalla federazione saudita che aiuta le videogiocatrici ad affermarsi in questo mondo.

Secondo alcuni osservatori ed esperti del settore come Celia Pearce, professoressa di game design alla Northwest University, un nodo importante da districare riguarda il grado di libertà di cui gli sviluppatori e le software house potranno godere dal momento che al vertice si trova il fondo sovrano saudita, un’entità statuale che potrebbe intervenire in qualsiasi momento ponendo dei paletti alla creatività dei developer. Bisogna quindi chiedersi fino a che punto i prodotti siano originali e in che misura le storie raccontate saranno il megafono della propaganda della monarchia saudita.

L’altro punto centrale riguarda il modo in cui la comunità dei gamer accoglierà le decisioni delle case produttrici di entrare in affari con i sauditi considerando che i videogiocatori, soprattutto quelli più giovani, sono sempre più attenti alle tematiche LGBTQ+ e ai diritti delle donne e grazie alle piattaforme di streaming come Twitch e Youtube e ai social media è facile che spingano le aziende a rivalutare le loro posizioni come è già accaduto con Riot Games che, spinta dalla propria community, ha ritirato la partnership con NEOM, la futuristica città che verrà costruita in concomitanza con la più famosa The Line.

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Tags: Arabia SauditadiversificazioneEsportgamgaminginvestimentivideogiochi
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