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Gerusalemme resta un luogo di tensioni

mmbyDebora Cavallo
Giugno 2, 2022
in Diritto Internazionale ed Europeo
Reading Time: 4min read
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Gerusalemme resta un luogo di tensioni

Sono giornate di preoccupazione a Gerusalemme per i disordini tra alcuni israeliani e palestinesi nella Città Vecchia, in particolare sulla Spianata delle Moschee o Monte del Tempio, in occasione della Marcia delle bandiere che Israele celebra dal 1967.

Non è la prima volta in cui si assiste a una escalation di tensioni e scontri tra Israele e Palestina. La situazione, che volgeva già in uno stato particolarmente critico a causa di un avvenimento precedente agli attacchi, è recentemente peggiorata. Lunedì 10 maggio,  la Corte di Giustizia israeliana ha emesso una pronuncia a dir poco sfavorevole relativa a possibili espropri di case nei confronti delle famiglie arabe residenti nei sobborghi di Gerusalemme est, Sheikh Jarrah e Silwan. La legge israeliana, infatti, sempre in ordine alla questione degli sfratti, prevederebbe che, un cittadino di origine ebraica abbia il diritto di rivendicare le proprietà precedentemente – tra il 1948 e il 1967 – assegnate ai palestinesi; contrariamente, un cittadino palestinese non può in alcun modo rivendicare il proprio diritto di proprietà su abitazioni occupate da israeliani. La prospettiva che più di 50 famiglie fra Sheikh Jarrah e Silwan potessero essere sfrattate da luoghi in cui, secondo le leggi internazionali è loro diritto vivere, ha agitato le parti interessate nelle ultime settimane e ha portato ad un conseguente inasprimento dei toni.

Oltretutto, in occasione del Ramadan, oltre 70 mila ebrei nazionalisti hanno percorso le strade di Gerusalemme sventolando bandiere israeliane per celebrare la conquista della parte orientale della città, da sempre contestata. Si tratta di una marcia che ogni anno viene recepita come una provocazione dai palestinesi.

Da circa metà marzo 2022, inoltre, in Medio Oriente si sono verificati una serie di scontri e attacchi terroristici che hanno generato diversi episodi di violenza. Basti pensare al recente raid aereo direzionato contro Gaza e Tel Aviv, il pomeriggio di lunedì 10 maggio. Secondo un portavoce militare, il missile è stato intercettato da Iron Dome, il sistema di difesa aerea israeliano. Nella zona interessata, poco prima dell’attacco, le sirene di allarme avevano permesso a buona parte della popolazione di mettersi in salvo e di rifugiarsi. Il lancio è il primo da diversi mesi. La risposta delle forze israeliane è arrivata immediatamente con raid aerei scagliati nella notte. Secondo i media, parrebbe che gli attacchi aerei siano stati diretti contro il sud della Striscia di Gaza. Diversamente, il braccio armato del movimento islamista segnala, invece, di aver aperto il fuoco contro velivoli militari di Israele. “I caccia dell’esercito israeliano hanno colpito le fabbriche di armi dell’organizzazione terroristica Hamas nella Striscia di Gaza”, ha comunicato l’esercito israeliano.

Questi ultimi scontri a fuoco arrivano dopo le violenze dello scorso fine settimana alla Spianata delle moschee di Gerusalemme – il terzo luogo più sacro dell’Islam e il primo luogo sacro dell’ebraismo sotto il nome di Monte del Tempio – che hanno causato oltre 170 feriti, principalmente palestinesi. Secondo il premier israeliano Naftali Bennett, dietro le violenze c’è Hamas. “Nell’ultima settimana viene condotta contro di noi una campagna violenta di incitazione indirizzata da Hamas“, ha spiegato in un comunicato. 

Gli ultimi dati riferiscono di 84 morti e quasi 500 feriti fra i palestinesi, fra cui 17 bambini, mentre 7 decessi, fra cui un soldato, nelle file degli israeliani. Una contrapposizione che va avanti da decenni, il conflitto israelo – palestinese, e su cui non si riesce a trovare una soluzione.

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Tags: conflitto israelo-palestineseGerusalemmeisrealemarcia delle bandierepalestina israele
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