La Corea del Sud e il Giappone sono state le tappe principali del primo viaggio in Asia di Joe Biden da presidente degli Stati Uniti, rispettivamente il 21 e il 23 maggio. Biden ha incontrato il Presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, eletto appena due settimane fa, e il Primo Ministro giapponese Fumio Kishida. Questa visita ufficiale avviene tre mesi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la quale può avere conseguenze anche sul quadrante Indopacifico. Il viaggio di Biden in Asia deve essere letto come parte integrante della Indo-Pacific strategy del governo statunitense, che ha come obiettivo la creazione di una regione libera, sicura e prospera.
Al centro di entrambi gli incontri c’è stata la questione di come garantire la sicurezza dei due paesi e la stabilità nella regione, viste le posture assertive di Corea del Nord e Cina. Il comunicato congiunto firmato a Seoul e quello firmato a Tokyo sono molto simili in contenuto e parole usate.
Vista la recente aggressione dell’Ucraina, il filo conduttore dei due vertici bilaterali è stato quello dell’impegno a mantenere l’ordine basato sulle regole in Asia pacifico. Entrambe le alleanze bilaterali sono descritte come fondamentali per assicurare pace e stabilità nell’intera regione dell’Asia-pacifico.

Biden e Yoon hanno riaffermato l’importanza del Mutual Defence Treaty, firmato nel 1953 con l’obiettivo di difendere i confini del territorio sudcoreano da un attacco del regime di Pyongyang oltre il 38º parallelo. Inoltre si sono anche accordati sulla necessità di aumentare in futuro la credibilità della propria deterrenza attraverso maggiori esercitazioni militari congiunte e una più profonda cooperazione nel campo della cybersecurity. I due leader hanno inoltre affrontato il tema della completa denuclearizzazione della penisola coreana, dato che il programma missilistico nordcoreano è visto come una minaccia non solo per la Corea del Sud, ma anche per l’Asia e il mondo intero.
Per quanto riguarda invece il vertice tra Biden e Kishida, lo status delle isole contese tra Tokyo e Pechino nel Mar Cinese Orientale è stato al centro della discussione. Dopo avere condannato gli illegittimi tentativi cinesi di cambiare unilateralmente lo status quo, Biden e Kishida hanno sostenuto la necessità di raggiungere una soluzione permanente. Inoltre è arrivata l’importante conferma del supporto americano all’ingresso del Giappone come membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU, sebbene i decennali tentativi di riforma dell’organo non abbiano ancora portato ad alcun risultato.
Se ovviamente le questioni di sicurezza sono state il punto focale dei due vertici, sono stati toccati anche altri temi. Per raggiungere gli obiettivi della Indo-Pacific strategy, una cooperazione solo in campo militare non è sufficiente. I due incontri avvenuti a Seoul e Tokyo sono stati l’occasione per ribadire il ruolo centrale che entrambe le alleanze hanno nella cooperazione economica e tecnologica e nella lotta al cambiamento climatico secondo i termini posti dall’Accordo di Parigi e l’obiettivo zero emissioni del 2050.
La maggior preoccupazione statunitense quanto alle mire espansionistiche cinesi nel Mar Cinese meridionale è il futuro di Taiwan, dove la preoccupazione per un’eventuale invasione cinese è aumentata notevolmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Infatti, dopo l’attacco. L’aviazione cinese ha cominciato a violare lo spazio aereo taiwanese con maggiore regolarità. Ogni amministrazione americana fino ad oggi aveva mantenuto la cosiddetta ambiguità strategica. Se da un lato gli Stati Uniti hanno fin dal 1979 fornito armi a Taiwan e sostenuto l’isola economicamente, tuttavia hanno sempre aderito alla One China Policy e soprattutto non avevano mai esplicitato quale sarebbe stata la reazione statunitense in caso di un’invasione cinese. Durante la conferenza stampa tenuta da Joe Biden a Tokyo, il presidente americano ha affermato che gli Stati Uniti sarebbero stati pronti ad intervenire militarmente in caso di attacco cinese a Taiwan.

Infine, il 24 maggio il Biden ha anche partecipato alla riunione del Quad, un’alleanza informale che unisce Giappone, India e Australia e che deve essere letta in chiave anti-espansionistica cinese. Il tempismo dell’incontro non è casuale, dato che avviene poche settimane dopo la firma di un accordo tra Cina e Isole Salomone.
Questo è un segnale che l’amministrazione americana ha voluto lanciare, dimostrando che, sebbene grandi sforzi siano impegnati nel contenimento della Russia in Ucraina, l’Asia-pacifico rimane una regione in cui gli Stati Uniti hanno ancora forti interessi.
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