Lo scorso 11 maggio, il procuratore antimafia paraguayano Marcelo Pecci è stato ucciso da una banda di uomini armati sulla spiaggia dell’isola di Barù in Colombia, dove si trovava in luna di miele con la moglie. L’assassinio di uno dei più importanti attori nella lotta al narcotraffico, in un paese straniero, è un segnale che le bande criminali in Paraguay stanno diventando sempre più sofisticate. Il Paese, infatti, attira numerosi gruppi criminali grazie alla sua sempre maggiore importanza nel traffico della cocaina. Com’è stato possibile che un paese senza sbocchi sul mare sia diventato uno dei maggiori centri di commercio di droghe verso l’Europa e l’Africa?
Tradizionalmente, la cocaina veniva spedita dai porti in Brasile per raggiungere l’Europa. Come riporta Insight Crime, però, l’aumento dei controlli nei porti ha portato le bande criminali a trovare delle alternative. Per una serie di fattori, il Paraguay rappresenta un territorio ottimale per l’insediamento di attività criminali. Innanzitutto, il Paese non è estraneo al commercio di sostanze illecite. Dagli anni ’60, infatti, il Paraguay rappresenta uno dei maggiori centri di coltivazione della marijuana: nel 2019, la produzione totale è stata di 40.000 tonnellate.

La geografia del Paraguay, inoltre, facilita le operazioni per il crimine organizzato. Da un lato, infatti, per quanto manchi uno sbocco sul mare, è presente un’ottima struttura di porti fluviali. Il porto di Villeta, ad esempio, inaugurato nel 2018, è stato progettato per poter ospitare grandi navi container, le stesse utilizzate dai narcotrafficanti per i loro commerci. Dal porto di Asuncion, capitale del Paraguay, i carichi viaggiano per tutto il fiume Paranà fino in Argentina. Nel porto di Buenos Aires, poi, la cocaina viene caricata sui container diretti verso l’Europa. Oltre alla via fluviale, come segnala Clarin, esiste un’altra rotta che si struttura in una forma triangolare: Bolivia (paese produttore)-Paraguay-Argentina. Dopo aver comprato le paste base in Perù, la cocaina viene lavorata in Bolivia dove si porta il suo valore fino a $1600 al chilo. Dalla Bolivia, i carichi, che raggiungono anche i 500 kg per volta, vengono spediti per via aerea verso la zona dell’Alto Paraguay e del Chaco paraguayo. Questi dipartimenti facilitano il commercio di sostanze illecite per la loro scarsa densità abitativa e per il carente controllo aereo nell’area. In seguito, la merce viene trasportata in camion che attraversano il confine con l’Argentina e si dirigono verso Buenos Aires, per caricare la merce in container diretti verso l’Europa. Alla fine di tutto questo tragitto, un chilo di cocaina può valere dai $26.500 ai $28.000 sul mercato europeo.
Oltre ai fattori geografici, un altro elemento fondamentale che ha permesso l’espansione del crimine organizzato è la corruzione. Secondo l’Indice di Percezione della Corruzione, il Paraguay occupa il posto 128 su 180 a livello mondiale tra i paesi più corrotti. Sono diversi, infatti, i casi in cui membri delle élite politiche hanno collaborato e difeso narcotrafficanti per ottenere sostegno e finanziamento per la propria campagna elettorale. Come riporta il Real Instituto Elcano, in molte aree del Paraguay si assiste a una vera “privatizzazione” da parte dei rappresentanti statali, fenomeno che permette il controllo dell’area da parte delle bande criminali. Il procuratore Marcelo Pecci aveva lavorato di recente proprio sul tema della corruzione e del narcotraffico, portando a termine l’operazione “A Ultranza PY”, una delle più grandi mai condotte in Paraguay. Grazie a questa gigantesca operazione, è stato smantellato un network di traffico di cocaina che coinvolgeva politici, impresari e militari.

Tutti questi elementi hanno contribuito all’internazionalizzazione delle bande criminali presenti in Paraguay. In particolar modo, nelle zone di frontiera si sono insediati grandi gruppi come il Primeiro Comando do Capital – l’organizzazione criminale più grande del Brasile – la quale detiene il controllo delle principali rotte di commercio della cocaina. L’aumento dei gruppi criminali in queste aree di frontiera ha portato ad un forte aumento della violenza a causa dei continui scontri tra bande: nel dipartimento di Amambay, alla frontiera con il Brasile, il tasso di omicidi è di 69,8 ogni 100.000 abitanti, mentre la media nazionale è di solo 7,1.
Molti temono che il Paraguay sia prossimo a divenire un narco-stato. Il Presidente Benitez, in seguito alla destituzione del primo ministro per presunti coinvolgimenti con i narcos, ha affermato che “stiamo portando avanti la battaglia più dura nella storia del Paraguay con il crimine organizzato”.
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