Il governo dello Sri Lanka si è dimesso. Pesa su questa decisione la profonda crisi economica che ha colpito il Paese e le conseguenti manifestazioni di protesta scoppiate a Colombo, capitale dell’isola. Secondo quanto affermato dal ministro dell’Istruzione Dinesh Gunawardena, il governo nel suo complesso, con i suoi 26 membri, ha rassegnato le dimissioni, con un’unica importante eccezione: il primo ministro Mahinda Rajapaksa. Gotabaya, suo fratello e Presidente della Repubblica, era stato il principale destinatario delle proteste. E’ necessario precisare che la famiglia Rajapaksa è una delle più illustri dello Sri Lanka, che ha avuto un ruolo centrale nelle vicende politiche del Paese ed è stata spesso al centro di scandali e vicende di corruzione.
Le proteste, concentrate in particolare a Colombo, hanno avuto inizio giovedì 31 marzo quando centinaia di cingalesi si sono recati a manifestare dinanzi al Janadhipathi Mawatha, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica.
Le contestazioni, inizialmente pacifiche, sono culminate nella distruzione di alcuni autobus e mezzi parcheggiati e sono state sedate alcune ore più tardi dalle forze di polizia attraverso il ricorso a lacrimogeni e cannoni d’acqua.

Secondo il portavoce dell’ONU: “Ci sono state anche segnalazioni di violenza eccessiva e ingiustificata della polizia contro i manifestanti. […] Siamo preoccupati che tali misure siano volte a prevenire o scoraggiare le persone dall’esprimere legittimamente le proprie lamentele attraverso proteste pacifiche […]”. Dopo le nuove misure approvate sono stati sospesi tutti i social network, lo strumento con cui i manifestanti si organizzano e si ritrovano. Ciò però non ha impedito la prosecuzione delle proteste e la violazione del coprifuoco in diverse città dello Sri Lanka.
E’ necessario precisare che lo Sri Lanka sta affrontando una crisi economica e finanziaria senza precedenti dovuta all’indipendenza dalla corona inglese. Il COVID non ha fatto altro che aggravare la situazione, riducendo l’afflusso di turisti sull’isola e quindi di denaro proveniente dall’estero. Per dare alcuni riferimenti numerici, le riserve in valuta estera sono passate da 7,5 miliardi di dollari del novembre 2019 a 2,3 miliardi negli ultimi due mesi, un tracollo di circa 70% in un lasso di tempo estremamente ridotto. Bisogna ammettere che lo stesso Governo, per dare seguito a temerarie promesse elettorali, ha adottato scelte politiche poco lungimiranti come la riduzione delle imposte sul valore aggiunto nei commerci, contribuendo ad accentuare l’andamento negativo dell’economia.
Nelle ultime settimane, la crisi economica ha assunto risvolti sempre più drammatici, estendendosi a molti altri settori. Basti pensare che le più importanti testate giornalistiche, come il The Lancet o Divaina, hanno optato per proseguire esclusivamente in formato digitale, per mancanza del supporto cartaceo. Per questo motivo gli esami di fine anno sono stati rimandati a data da destinarsi per circa 3 milioni di studenti.
Negli ultimi giorni, lo scenario è ulteriormente peggiorato per l’insufficienza di beni e servizi essenziali, quali carburante, gas, generi alimentari e medicine. File interminabili si registrano alle stazioni di benzina, dove si sono verificati disordini e la morte di almeno quattro persone, come sostiene Al Jazeera. Il ministro dell’energia Gamini Lokuge ha predisposto turni di sorveglianza da parte dell’esercito alle pompa di benzina per consentire la ripartizione del carburante. Domenica 20 marzo, esaurite le scorte di carburante il governo è stato costretto a sospenderne la distribuzione.

Motivo per cui il presidente dello Sri Lanka ha chiesto l’intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI). In un rapporto del 25 marzo, quest’organizzazione avrebbe stimato che “il consolidamento fiscale necessario per portare il debito a livelli di sicurezza richiederebbe un aggiustamento eccessivo nei prossimi anni, indicando un chiaro problema di solvibilità”. Un possibile intervento da parte del FMI ha scatenato un forte dibattito. Lo stesso governatore della banca centrale Ajith Nivard Cabraal ha sostenuto la necessità, per lo Sri Lanka, di “gestire gli aspetti negativi” nel caso di un eventuale inserimento in un programma di aiuti del Fondo.
Il presidente Gotabaya Rajapaksa, chiamato a nominare un nuovo governo, ha esortato i principali partiti di opposizione a formare un governo “di larghe intese”, come unica possibile soluzione al default del Paese. Secondo stime recenti, la nazione ha 16 miliardi di dollari di debiti con creditori stranieri e se lo Sri Lanka non riuscisse ad adempiere, la possibilità di ottenere finanziamenti in futuro sarebbe messa a rischio. Le opposizioni hanno declinato l’offerta di Rajapaksa, mentre le proteste nel Paese continuano ad assumere toni sempre più violenti, i cittadini cingalesi lottano per la sopravvivenza. La situazione politica dello Sri Lanka è ancora più indecifrabile. A tratti imprevedibile.
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