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Le elezioni in Turkmenistan: l’inizio di una dinastia?

Laura MatribyLaura Matri
Aprile 4, 2022
in Europea Orientale e Asia Centrale
Reading Time: 7min read
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Le elezioni in Turkmenistan: l’inizio di una dinastia?

Lo scorso 12 marzo si sono tenute le elezioni in Turkmenistan, che hanno portato alla vittoria del figlio del presidente Gurbanguly Berdimuhamedov, in carica dal 2007.  Anticipando le presidenziali a causa di motivi di salute, il presidente Gurbanguly si è dichiarato pronto a cedere il proprio posto alle giovani generazioni. La vittoria di Serdar Berdymukhamedov non è stata una sorpresa: infatti il figlio dell'”arkadan“(“protettore” in Turkmeno), in quanto vicepresidente del Consiglio dei ministri, era già considerato il successore naturale del padre. Anche la data delle elezioni non è stata scelta per caso. La scelta di indire le elezioni due anni prima è stata dettata proprio dal fatto che Serdar ha compiuto da poco 40 anni, età minima per accedere alla carica di Presidente secondo la Costituzione turkmena.

Laureatosi in Agricoltura presso la Turkmen State Agriculture University nel 2000, Serdar ha successivamente lavorato presso l’Ambasciata turkmena a Mosca, studiando allo stesso tempo alla Russian Foreign Ministry’s Diplomatic Academy. Ha poi lavorato come vice capo dell’agenzia statale responsabile dell’amministrazione delle risorse energetiche del paese; ha diretto il dipartimento di informazione del ministero degli Esteri, diventando poi, a novembre 2016, membro del parlamento. Tra gli altri ruoli che ha ricoperto vi sono quello di  vice ministro degli esteri, vice governatore (e poi governatore) della provincia di Ahal, ministro dell’Industria e infine quello di vice primo ministro, ruolo che ha ricoperto fino alla sua elezione a Presidente. 

Le elezioni del 12 marzo sono state vinte con il solo 72,97% dei voti, numero in realtà non molto alto per il Turkmenistan: basti pensare che Gurbanguly, durante le precedenti elezioni, rispettivamente nel 2012 e nel 2017, aveva ottenuto il 97% dei voti. L’intenzione, nel non concedere numeri così alti, è quella di non eclissare il padre del nuovo Presidente, che comunque continuerà ad avere un ruolo di prestigio, in particolare ricoprendo la carica di Presidente del Senato e che, probabilmente, continuerà a guidare il paese da dietro le quinte.

L’elezione di Serdar era dunque abbastanza scontata, nonostante ci fossero formalmente altri otto candidati alla Presidenza, tra i quali vi era  il vice-rettore del Turkmen State Institute of Physical Culture and Sports, classificatosi al secondo posto con l’11% dei voti.

Il Turkmenistan ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 1991, quando ha ottenuto l’indipendenza e Separmural Nyazon, ex capo del Partito comunista locale, ne è divenuto il primo Presidente. Nyazon, durante gli anni della sua presidenza, riuscì ad instaurare un vero e proprio culto della personalità, isolando sempre più il paese a livello internazionale, con lo scopo di garantirne la neutralità. Dal punto di vista politico, Nyazon eliminò tutta l’opposizione al suo regime, licenziando i ministri contrari alle sue decisioni, epurando nel 2002 circa quattro quinti del Comitato di Sicurezza Nazionale con  l’accusa di abuso di potere ed usando, infine, un presunto tentativo di colpo di stato come giustificazione per eliminare ogni rivalità interna.

Nel 2006, alla sua morte, arrivò al potere Gurbanguly Berdimuhamedov, nominato prima come presidente ad interim del Consiglio di sicurezza turkmeno, poi eletto Presidente. La sua nomina come Presidente ad interim aveva sorpreso la comunità internazionale, in quanto Berdimuhamedov era un personaggio fino ad allora sconosciuto ai più e, secondo alcune ipotesi, nominato proprio perché ritenuto dai servizi di sicurezza turkmeni politicamente debole. Berdimuhamedov ha guidato il paese in modo autoritario e, nonostante alcuni miglioramenti, come il ripristino delle pensioni – eliminate dal suo predecessore – e minori restrizioni per viaggiare all’estero, non ci sono mai veramente state quelle riforme politiche ed economiche che avrebbero consentito la democratizzazione del paese. Ancora oggi il Turkmenistan viene considerato uno dei paesi più dittatoriali al mondo, trovandosi al 178 posto per libertà di stampa, secondo Reporters without Borders. 

Dunque, che cambiamenti avverranno con la nuova leadership in Turkmenistan? 

Nonostante è probabile che Gurbanguly continui ad avere una grossa influenza sul figlio, in una conferenza stampa, Sardan ha comunque fatto intravedere i punti su cui si focalizzerà il suo governo. In particolare, per quel che riguarda la politica estera, il Turkmenistan continuerà ad essere completamente neutrale, e questo gli consentirà di avere buone relazioni con gli altri Stati, soprattutto con Russia e Cina. Con queste ultime in particolare, il Turkmenistan intrattiene importanti relazioni economiche per l’importazione di gas naturale, di cui detiene la quarta riserva più grande al mondo. In particolare, in passato il maggiore partner commerciale del Turkmenistan era la Russia ma, in seguito alla costruzione del gasdotto Central Asia-China pipeline, l’esportazione in Cina è diventata prevalente. Lo scorso anno la Russia ha ripreso ad importare sempre più gas dal Turkmenistan, in modo da poter rivenderlo al resto d’Europa a prezzi più alti. Un problema è però la disponibilità limitata di infrastrutture, che ha portato nel tempo a numerosi ritardi rispetto alla costruzione dei gasdotti, come accaduto per il completamento della Linea D, la rotta che consentirebbe di trasportare maggiori volumi di gas attraverso il Tagikistan e l’Uzbekistan.

Il Turkmenistan ha comunque cercato di diversificare le proprie esportazioni tramite il gasdotto con l’India attraverso l’Afghanistan (TAPI), la cui costruzione è tuttavia in stallo da anni e di cui si è discusso lo scorso gennaio in occasione di una visita del ministro degli Esteri dell’Afghanistan in Turkmenistan.

Ad oggi, i maggiori acquirenti restano Russia e Cina, ma anche l’Afghanistan e l’Europa potrebbero diventare potenziali partner commerciali, attraverso il mar Caspio e l’Azerbaijan. 

Sardan ha inoltre dichiarato di voler rispettare i pilastri della politica estera, decisi dal Parlamento lo scorso 11 settembre, tra i quali, oltre a quello della neutralità, figura anche quello di assicurare sicurezza e stabilità e diversificare le relazioni economiche, promuovendo uno sviluppo stabile del paese. 

Le elezioni in Turkmenistan non hanno portato a particolare cambiamenti nel regime, che continuerà ad essere in mano alla famiglia Berdymukhamedov. Tuttavia, queste elezioni hanno portato il Turkmenistan ad essere il primo stato dell’Asia Centrale in cui di fatto la carica di Presidente diventa ereditaria. Dalle dichiarazioni fatte da Serdar, sembra che la neutralità del paese verrà mantenuta. In particolare l’incontro con i Talebani dello scorso gennaio, in cui si è parlato del gasdotto TAPI, sembra voler far presagire la volontà di ridurre la dipendenza economica dalla Cina, cercando nuovi partner commerciali per la vendita di gas e diversificando le proprie relazioni economiche. Se da un lato Serdar sembra voler aprire il paese agli investimenti esteri e al turismo, non sembrano invece verosimili avanzamenti nella democratizzazione del paese. 

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Tags: arkadanelezioni 2022TAPITurkmenistan
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