Il graduale processo di integrazione politico ed economico dell’Europa – che, dalle ceneri del secondo conflitto mondiale ha condotto all’istituzione dell´Unione Europea e prosegue sino ai giorni nostri – affonda le proprie radici in un presupposto strumentale a questo fine: la significativa riduzione nella spesa militare da parte dei singoli Stati.
Se il periodo di pace che l’Europa ha vissuto sinora non ha influenzato gli investimenti nel settore della difesa, la tensione attuale senza precedenti tra la Federazione Russa e la vicina Ucraina rischia di segnare un punto di svolta. La vicinanza geografica dell´Unione suggerisce, infatti, un significativo ed omogeneo aumento della spesa militare in tutti i Paesi membri.
In tal senso, un primo segnale di discontinuità rispetto al recente passato è stato registrato nel 2019. Secondo le analisi effettuate dall’Agenzia europea per la difesa (EDA), gli investimenti totali destinati agli armamenti hanno registrato un aumento del 5% rispetto all’anno precedente, ammontando a 186 miliardi di Euro, il livello più alto mai registrato dal 2006. Inoltre, l’analisi presentata nell’Annual Defence Data Report rileva che quasi tutti gli Stati membri hanno aumentato la loro spesa complessiva per la difesa nel 2019, con incrementi significativi sugli appalti per la fornitura di nuovi equipaggiamenti. Se tale andamento ha subito una battuta d’arresto sia nel 2020, che nel 2021 – a causa del generalizzato clima di incertezza derivante dalla pandemia da COVID-19 – il 2022 riserverà molto probabilmente cifre da record per il settore della difesa in Europa.
A sostegno di questa ipotesi, vi sono le parole recentemente pronunciate dal neocancelliere tedesco Olaf Scholz. A Berlino, il 28 febbraio scorso, in una seduta straordinaria del Bundestag dedicata al conflitto in Ucraina, egli ha tracciato la linea per il futuro della difesa tedesca. Per le forze armate della Germania, infatti, il governo stanzierà un fondo speciale da 100 miliardi di euro nell’ambito del bilancio federale 2022 . Inoltre, ha aggiunto il Cancelliere, riscoprendo l’importanza di questo investimento: “d’ora in poi – ogni anno – più del 2% del Prodotto Interno Lordo sarà costituito da investimenti nel settore della Difesa”.

Sulla stessa linea risulta essere anche il presidente francese Emmanuel Macron, che in un recente discorso televisivo sull’attuale situazione in Ucraina, alludendo al ruolo di primissimo piano degli Stati Uniti in Europa e nella NATO, ha precisato : “Non possiamo dipendere dagli altri per difenderci, sia a terra, in mare, sotto il mare, nell’aria, nello spazio o nel cyberspazio. In questo senso, la nostra difesa europea deve fare un nuovo passo avanti”.
Il presidente francese ed il cancelliere tedesco hanno sottolineato quindi due aspetti cruciali a partire dai quali l’Unione Europea dovrà gettare le basi per la difesa negli anni venturi. Ciò che è stato disposto è non solo l’ammontare minimo in percentuale rispetto al PIL (2%) che ciascun Paese europeo dovrebbe riservare annualmente ad investimenti nel settore della difesa, ma anche l’esigenza di un apparato di difesa comune europeo.
Se, infatti, sino ai giorni nostri l’Europa ha sempre potuto contare sull’appoggio incondizionato degli Stati Uniti, le cui forze armate ricoprono un ruolo primario nell’ambito della NATO, lo scontro attuale tra Russia e Ucraina evidenzia l’esigenza di una maggiore sinergia tra le forze armate dei singoli Stati del Vecchio Continente. Se, infatti, l´allargamento della NATO ai Paesi europei sinora neutrali (quali l’Irlanda e la Svezia) appare per ora improbabile, un ulteriore rafforzamento della cooperazione militare tra i membri UE appare invece verosimile.

Il passo successivo in tale direzione, come suggerisce il politologo e filosofo Angelo Bolaffi, potrebbe essere l’europeizzazione dell’arsenale nucleare francese. La recente uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, infatti, ha reso la Francia il solo paese europeo dotato di un arsenale nucleare. Vantaggio non indifferente, almeno sulla carta, visti i tempi e le minacce che corrono. Inoltre, la presidenza di turno del Consiglio dell´Unione Europea, che spetta alla Francia sino al prossimo 30 giugno, assegna al Presidente Macron un ruolo guida.
Riuscirà quindi la Francia ad imprimere una svolta storica alle forze armate dell´Unione, unificandole sotto un’unica bandiera europea?
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