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La gasplomacy della Russia

Francesco AlimenabyFrancesco Alimena
Dicembre 6, 2021
in Europea Orientale e Asia Centrale
Reading Time: 7min read
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La gasplomacy della Russia

Nuove sfide incombono sul continente europeo. Al centro delle sempre più complesse relazioni  che contrappongono l’Europa con la Federazione russa c’è un nuovo dossier incentrato sull’attuale crisi energetica nei Paesi europei. Ad inaugurare questa fase chiamata “guerra del freddo” è stata una iniziale decisione da parte del Cremlino di ridurre in maniera consistente i flussi di materie prime nei confronti dell’Europa. Immediate sono state le risposte dei mercati, dove si sono registrati improvvisi e considerevoli aumenti dei prezzi del gas. Secondo alcuni osservatori, dietro questa limitazione di flussi energetici russi, si cela un piano strategico di Mosca per far comprendere all’Europa l’importanza del Nord Stream 2 nonché garante di sicurezza energetica per il continente. Il progetto Nord Stream 2 è un gasdotto che passa sotto il mar Baltico e collega direttamente la Russia con la Germania senza passare per l’Ucraina. La realizzazione del seguente progetto si scontra con l’opposizione e le critiche di Washington che considera il gasdotto una strategia della “gasplomacy” russa per aumentare la propria influenza nel continente europeo e al contempo privare l’Ucraina della quota di un miliardo di euro che il paese riceve per il diritto di transito del gas.

Per l’Agenzia internazionale dell’energia, l’aumento dei prezzi del gas non è una conseguenza solo delle azioni intraprese da Mosca.  Il secondo motivo è dato dall’improvviso aumento della domanda di gas naturale liquefatto (GNL) in Asia che ha  diminuito fortemente la quota di gas che era destinata ai paesi europei. La terza ed ultima motivazione va individuata nei venti deboli che hanno soffiato in estate. Ciò ha causato una minore produzione di energia eolica andando così ad incrementare una maggiore domanda di gas per l’energia elettrica.

Secondo una previsione di Dmitry Marinchenko di Fitch ratings (Agenzia Internazionale di valutazione del credito e rating), per far fronte a questo problema energetico, Gazprom dovrebbe pompare ben “170 milioni di metri cubi in più ogni giorno per un mese, un incremento di un terzo dai livelli attuali, per riempire i suoi stoccaggi europei”. In tale circostanza, il gasdotto Yamal-Europe, (che collega i giacimenti russi di gas naturale nella penisola di Yamal e nella Siberia occidentale con la Polonia e la Germania, attraverso la Bielorussia) , non sarebbe sufficiente per raggiungere questo importante obiettivo.  

Differente è l’opinione in materia dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi che durante un’intervista per la rivista italiana Formiche.net  ha voluto sottolineare che “la Russia ha sempre usato le risorse energetiche per condizionare l’Europa. Continuerà a farlo, ma con risultati modesti a livello strategico… Senza la tutela americana non esiste sicurezza europea. Immaginare una politica estera europea indipendente o addirittura contrastante con quella USA vuol dire non aver chiaro quali siano i rapporti di forza fra le nazioni in gioco”.

Per far fronte alla crisi energetica, l’Agenzia internazionale dell’energia si è rivolta al Cremlino chiedendo di aumentare considerevolmente la quantità di gas naturale in Europa al fine di contrastare la crisi in atto. Nel mese di ottobre, il Presidente russo Vladimir Putin, dopo un colloquio con l’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha deciso di agire al fine di alleviare la situazione del mercato energetico europeo, chiedendo di iniziare il pompaggio di gas naturale negli stoccaggi europei una volta riempiti quelli della Federazione. In sole quarantotto ore, l’allarme per la crisi energetica sembrava essere rientrato. Gazprom ha realizzato in breve tempo un piano d’azione per rifornire di gas i cinque impianti di stoccaggio europeo a partire dal mese di novembre. “Non appena avremo finito di pompare (gas) nell’UGS (stoccaggio sotterraneo di gas) in Russia, inizieremo a pompare il gas nell’UGS europeo“, aveva annunciato l’AD di Gazprom Miller a Putin, aggiungendo che entro i primi di novembre avrebbe terminato di riempire gli stoccaggi russi per poi aprire i rubinetti verso l’Europa. 

Martedì 9 novembre, i flussi di gas russo verso la Germania hanno ripreso a viaggiare dalla Polonia verso Occidente, e non viceversa come si era verificato nelle passate settimane. Tale azione ha portato ad una considerevole discesa dei prezzi del gas. Così facendo, Gazprom ha rispettato la promessa fatta dal presidente Vladimir Putin il mese scorso: “I volumi e le strade per il trasporto del gas sono stati determinati”, ha spiegato sui canali Telegram. “Secondo l’Ukrainian Transmission System Operator, Gazprom ha prenotato una capacità di trasmissione di 10 milioni di metri cubi in più al giorno al confine tra Ucraina e Slovacchia.”

Per Maria Shagina, ricercatrice in politiche energetiche presso l’università di Zurigo, “la Russia si sentirà in una posizione di potere e cercherà di usare le sue forniture come leva per accelerare l’approvazione definitiva di Nord stream 2”, per poi sottolineare che “Mosca non aveva mai usato prima il suo gas come arma di pressione sull’Europa occidentale”. Continuando la sua analisi sulla attuale “guerra del freddo” in Europa, la Shagina ha voluto sottolineare che, “anche se tecnicamente ha rispettato i suoi obblighi contrattuali con l’occidente, la Russia non ha avuto interesse a capitalizzare l’elevata domanda di gas supplementare dei suoi clienti europei. È l’unico paese che potrebbe davvero alleviare la pressione sui prezzi, e ha deciso di non farlo”. La Russia, in risposta alle accuse della Shagina, ha negato di aver agito in questo frangente in quanto Mosca vorrebbe essere riconosciuta dall’Occidente come un fornitore affidabile di gas. In tale circostanza, il Presidente russo ha fatto intendere durante una conferenza stampa avvenuta agli inizi del mese di novembre con l’omologo bielorusso, Alexander Lukashenko, che la Russia preferirebbe stipulare accordi di fornitura di gas a lungo termine con l’Europa piuttosto che continuare alla modalità attuale, ossia al mercato spot che prevede una compravendita immediata di gas.

L’Europa, allo stato attuale, è fortemente dipendente dal gas naturale proveniente dalla Russia: basti pensare che il Paese fornisce circa il 40 per cento di tutto il gas dell’UE. Gli scenari futuri e le strategie della gasplomacy russa sono difficili da prevedere. Secondo il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per uscire da questa dipendenza totale dalla Russia, dovrà aumentare la quota di produzione di energia rinnovabile nell’UE. Secondo la Presidente, “abbiamo bisogno di fonti energetiche stabili, come il nucleare, e del gas naturale durante la transizione”. Von der Leyen ha poi aggiunto che “abbiamo bisogno di sostenere coloro che sono stati maggiormente colpiti dagli shock delle tariffe energetiche, dai consumatori più vulnerabili alle aziende più esposte all’incremento dei prezzi”. “Le regole Ue – ha ricordato – consentono il sostegno tramite gli aiuti di Stato per il supporto mirato ai consumatori e, ovviamente, di tagliare le tasse sull’energia”. “Ma la soluzione di lungo periodo è il Green deal”, ha concluso.

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Tags: energiagasgasplomacygermaniaNord Stream 2russiaUEvon der Leyen
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