Dopo la recessione causata dalla pandemia nel 2020, il forte rimbalzo dell’economia si è positivamente riflesso anche sull’export italiano, ritornato sul sentiero della crescita in un contesto in cui gli scambi globali hanno ripreso a correre. A giugno 2021, l’Istat ha stimato una crescita su base annua del 25,4%, con rialzi delle vendite sostenuti sia verso l’area UE (+27,3%) sia verso i mercati extra UE (+23,4%). La stima della crescita congiunturale per l’export è invece dell’1,4%. L’aumento su base mensile dell’export è dovuto principalmente all’incremento delle vendite verso i mercati UE (+2,5%) mentre la crescita di quelle verso l’area extra UE è più contenuta (+0,2%). Nel secondo trimestre del 2021, rispetto al precedente, l’export aumenta del 5,0%. Insomma, i numeri confermano una dinamica delle vendite verso i paesi esteri fortemente positiva dopo la grave crisi e la recessione del 2020.
La solida ripresa dell’export è anche al centro di “Ritorno al futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica”, l’ultimo rapporto sull’export di SACE (Sezione speciale per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione”). Controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, SACE è una Società per Azioni assicurativo-finanziaria italiana, specializzata nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale che oggi opera soprattutto attraverso strumenti e soluzioni a supporto della competitività in Italia e nel mondo.

Il rapporto, tradizionale appuntamento giunto ormai alla 15esima edizione, è stato presentato il 24 settembre scorso nel corso di un dibattito virtuale che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, del Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio, dell’amministratore delegato di ENEL Francesco Starace, e della presidente di Poste Italiane Maria Bianca Farina. Il rapporto è consultabile integralmente online. All’interno del rapporto, SACE analizza gli scenari legati all’export italiano per l’anno in corso e quelli successivi. Il principale risultato che può essere così tratto è che il significativo balzo dell’economia globale, che sta seguendo alla crisi scatenata dalla pandemia, trainerà anche le vendite del Made in Italy, che secondo le stime raggiungeranno livelli più alti di quelli pre-Covid già nel 2021.
In un contesto di incertezza ancora elevata, seppure in calo, SACE ha elaborato due scenari di previsione alternativi rispetto allo scenario base: il primo ipotizza un solido aumento della fiducia mondiale, in grado quindi di favorire una ripresa più robusta; il secondo, al contrario, ipotizza un calo della fiducia in relazione all’efficacia dei vaccini che potrebbe seguire alla comparsa di nuove varianti del Covid-19 con maggiore capacità di trasmissione.
Nel primo scenario alternativo si ipotizza una crescita economica globale più intensa, sia nel 2021 che nel 2022, per poi proseguire sui ritmi previsti dallo scenario base: il primo anno si vedrebbe una crescita delle esportazioni italiane di beni del 14,7%, cioè 3,4 punti percentuali in più rispetto allo scenario base. Nel 2022 la stima di crescita sarebbe del 3,7% in più sempre rispetto allo scenario base. Nel secondo scenario presentato da SACE – considerato dal report meno probabile – che vedrebbe il ritorno di misure più restrittive di contenimento dei contagi, la crescita delle esportazioni sarebbe più limitata quest’anno (+7,2%) per poi essere pressoché nulla nel 2022. In questo caso, dunque, il pieno recupero delle vendite Made in Italy nei mercati esteri sarebbe rimandato al 2023. Infine, SACE sottolinea l’occasione offerta dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): secondo il rapporto, grazie alle riforme strutturali del piano, il livello delle esportazioni di beni, in valore, nel 2025 aumenterebbe infatti del 3,5% rispetto a quanto previsto nello scenario base.
Quanto ai settori protagonisti dell’export italiano, nel 2021, i beni di consumo – che nel 2020 hanno fatto registrare il calo più marcato, per effetto del minor reddito disponibile e dell’incertezza che ha indotto le famiglie ad aumentare la propensione al risparmio – non riusciranno ancora a recuperare pienamente, complici le persistenti difficoltà del tessile e abbigliamento, in parte bilanciate dalle prospettive leggermente più favorevoli per altri consumi. In compenso, mantenendo una quota preponderante sull’export italiano, i beni durevoli supereranno i valori del 2019, grazie alla domanda internazionale sostenuta non solo dalla vendita di apparecchi elettronici e meccanica strumentale, ma anche di automobili, grazie soprattutto all’impulso green. L’aumento degli investimenti globali potrà inoltre favorire anche altri beni, soprattutto metalli e materie plastiche; proseguirà la crescita della chimica, che già aveva chiuso il 2020 in positivo grazie al forte traino della farmaceutica. In crescita anche la performance del settore agroalimentare, sostenuto lo scorso anno dai prodotti legati al consumo domestico e quest’anno dalla ripartenza del canale legato all’ospitalità.
Ottime notizie dunque per l’economia del Belpaese, che potrebbe riprendere la via della crescita non solo grazie agli effetti della nuova Legge di Bilancio preventivo dello Stato per il 2022 da poco approvata. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, gode di ottima stima in Europa e potrà garantire, secondo alcuni, tutte le riforme di cui il Paese necessiterà nel futuro prossimo.
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