Dal 28 settembre al 6 ottobre, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è stata impegnata in un viaggio istituzionale nei Balcani occidentali. La visita di von der Leyen si pone nel quadro delle complicate relazioni tra Unione Europea e Balcani, in cui il tema dell’integrazione della regione all’interno dell’Unione – discusso nel più recente vertice di Brdo pri Kranju del 5 e 6 ottobre, in Slovenia – rimane centrale. Lo scorso 29 luglio, invece, i premier di Albania, Macedonia del Nord e Serbia hanno firmato a Skopje un accordo che ha dato il via alla cosiddetta iniziativa “Open Balkan”, volta a rafforzare la cooperazione economica e politica tra i tre paesi. La visita di von der Leyen e la firma di questo nuovo accordo, così come il vertice UE in Slovenia, rappresentano gli ultimi sviluppi della politica di allargamento dell’Unione nei Balcani occidentali, da tempo in stallo e lontana da qualsivoglia conclusione.
L’iniziativa Open Balkan
Annunciata a Novi Sad nell’ottobre 2019, l’iniziativa – prima del 29 luglio denominata “Mini-Schengen” – si fonda su un piano pluriennale per la creazione di un’area economica regionale nei Balcani occidentali. Dal suo annuncio, vi sono stati altri due incontri importanti, uno a novembre 2019 a Ohrid e uno a Durazzo nel dicembre dello stesso anno. Tuttavia, è stato soltanto il 29 luglio scorso che i rappresentanti di Macedonia del Nord, Albania e Serbia hanno firmato gli accordi per dare avvio all’iniziativa.
Durante l’incontro del 29 luglio, sono stati firmati un accordo e due protocolli di intesa. Il primo prevede meccanismi di assistenza reciproca in caso di disastri e calamità naturali, mentre i due protocolli – ancora lontani dall’avere valore attuativo – riguardano l’incrementazione della della cooperazione economica, e, in particolare, l’agevolazione delle importazioni e delle esportazioni, l’eliminazione di frontiere interne, l’accesso al mercato del lavoro e la circolazione delle persone.

L’ambizioso obiettivo di eliminare le frontiere tra Macedonia del Nord, Albania e Serbia entro il 1° gennaio 2023, oltre che a collocarsi in una retorica che parla di “Balcani aperti”, si fonda sull’idea di una potenziale crescita economica data dall’apertura e dalla cooperazione. Ma al di là del suo contenuto, Open Balkan appare anche come un segnale di volontà politica di fronte allo stallo del processo di avvicinamento e integrazione europea. Tuttavia, per ora, l’iniziativa non vede la partecipazione di tutti gli stati dei Balcani, con Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Kosovo che hanno deciso di non farne parte, con la complicazione aggiuntiva, per quest’ultimo, del non riconoscimento da parte dei suoi vicini.
Come detto, tra i motivi che hanno spinto i tre governi a sottoscrivere gli accordi ci sono la lentezza del processo di integrazione europea e le promesse non mantenute dell’Unione. Ma se da un lato, per i partecipanti, Open Balkan può rappresentare un modo per accelerare l’avvicinamento all’UE, per chi ha deciso di non partecipare, il rischio è che, col tempo, quest’area di integrazione regionale balcanica potrebbe essere vista da Bruxelles non come una tappa verso l’allargamento, ma come un’alternativa a tale processo. Sull’avvio dell’iniziativa, il premier albanese Edi Rama ha incoraggiato lo stabilimento di queste relazioni di cooperazione regionale commentando di aver firmato l’accordo “per stare insieme” aggiungendo che “questo è lo spirito di questa iniziativa”.
A livello internazionale, in una risposta esclusiva per il quotidiano Gazeta Express, il governo federale tedesco ha affermato che qualsiasi cooperazione regionale nei Balcani occidentali fosse benefica. La Germania ha inoltre sottolineato che la cooperazione dovrebbe essere globale e aperta ai sei paesi dei Balcani occidentali. Alla domanda se l’iniziativa fosse un segnale per l’Unione Europea di cambiare la sua politica di allargamento poiché i paesi dei Balcani occidentali sembrano star cercando altre strade di cooperazione, Berlino ha risposto che la loro posizione sulla prospettiva europea per i paesi dei Balcani occidentali rimane invariata.
Il tour di Ursula von der Leyen
Secondo quanto dichiarato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la sua visita è servita ad inviare un segnale dell’impegno europeo verso l’adesione degli stati dei Balcani, ma anche a stabilire delle relazioni più forti fin da subito. “In un mondo sempre più contestato, proteggere i nostri interessi non significa solo difenderci. Si tratta anche di creare partnership forti e affidabili. Questo non è un lusso. È essenziale per la nostra stabilità, per la sicurezza e le prosperità future. E questo lavoro inizia approfondendo la nostra partnership con i nostri alleati più stretti”, ha affermato nel suo discorso del 15 settembre, annunciando la sua visita.
Durante il suo tour, in una conferenza congiunta con il primo ministro albanese Edi Rama, in merito all’iniziativa Open Balkan, ha affermato di supportare qualsiasi tipo di iniziativa che sia all’interno del processo di Berlino sostenendo che non bisogna guardare nel dettaglio le parole, ma il contesto delle iniziative. Oltre al tema dell’allargamento e della cooperazione regionale, altri argomenti sono stati toccati durante il viaggio della von der Leyen. Il rapporto tra Kosovo e Serbia ha preoccupato la Presidente della commissione, che durante il suo soggiorno a Pristina ha affermato quanto sia necessario lavorare verso la normalizzazione del rapporto tra questi due paesi. In Serbia, invece, von der Leyen ha anche partecipato alla firma del contratto per la riabilitazione dell’autostrada Pristina e Niš, progetto finanziato e sostenuto dall’Unione Europea. Inoltre, l’UE è riuscita a mediare per il raggiungimento di un accordo tra Kosovo e Serbia, dopo le tensioni nel nord del territorio del Kosovo. La Presidente della commissione, poi, assieme al primo ministro della Bosnia-Erzegovina, ha anche partecipato all’inaugurazione del ponte Svilaj. Il ponte è stato costruito grazie a un accordo tra il governo croato e quello della Bosnia ed Erzegovina, ed è estremamente importante, in quanto collegamento tra Balcani occidentali e l’Unione europea, oltre che per il suo valore simbolico.
Prossimi sviluppi
I risultati del vertice UE in Slovenia hanno fatto intendere che le porte dell’adesione non saranno chiuse ai paesi dei Balcani occidentali, ma nessun passo concreto verso l’avvicinamento è stato preso durante l’incontro e nessuna data è stata indicata. La stessa Ursula von der Leyen ha ammesso mercoledì scorso, durante il vertice, che la lunga attesa sta causando “impazienza” e “frustrazione”, pur aggiungendo che i paesi balcanici sono considerati come “famiglia” da parte dell’UE.
In breve, l’avvio dell’iniziativa Open Balkan si pone nel più ampio quadro dello stallo del processo di allargamento dell’UE nei Balcani, che non sembra aver beneficiato di nuovi impulsi a seguito della visita di von der Leyen e del vertice sloveno. Albania, Macedonia del Nord e Serbia hanno intrapreso la via della cooperazione regionale, ma non tutti gli stati dei Balcani occidentali sembrano essere convinti che questo li possa avvicinare all’Unione. Se questo progetto si svilupperà, e comporterà effettivamente un avvicinamento, sarà da osservare nel prossimo futuro, e in particolare si dovrà verificare se i protocolli di intesa tra i tre stati di Open Balkan riceveranno un’effettiva attuazione.