Se per il resto del mondo la quarantena è stata una misura efficace per contrastare la pandemia, in Africa la terza ondata rischia di provocare danni irreparabili
“La minaccia di una terza ondata è reale e crescente” ha dichiarato Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa, mettendo in guardia gli attori internazionali riguardo la diffusione di una terza ondata dell’epidemia di Covid-19, potenzialmente la peggiore mai registrata in Africa.
Secondo gli ultimi dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, i casi confermati nella regione africana arrivano a 3.791.354, contro i 55.430.433 registrati in Europa e i 70.815.310 in America. Nonostante il numero più basso di casi, la situazione in Africa spaventa per il dilagare della variante Delta e per la scarsa quantità di vaccini disponibili.

Secondo l’OMS, i contagi sono in crescita in almeno 14 paesi del continente, con un aumento del 130 per cento su base settimanale. Di fronte a questa situazione, i lockdown, che si sono rivelati una soluzione vincente per molti Paesi occidentali, in Africa dovrebbero essere l’ultima risorsa. Le misure di chiusura risultano infatti inattuabili laddove la maggior parte delle persone vive alla giornata e in assenza di determinate condizioni sociali, come la presenza di governi e istituzioni in grado di soddisfare le necessità primarie della popolazione.
Se esaminiamo le conseguenze negative del primo lockdown in Sudafrica, sono state tragiche: la forza lavoro nel Paese è diminuita di 5,2 milioni nel secondo trimestre del 2020, il 50% dei lavoratori più poveri è stato colpito negativamente dieci volte più dei più ricchi, il 47% degli intervistati in un sondaggio nazionale ha indicato di non avere soldi per il cibo entro la fine del mese e molte aziende hanno chiuso i battenti per sempre, poiché le restrizioni di blocco le hanno costrette alla bancarotta.
Inoltre, gli ultimi dati della Banca africana di sviluppo (AfDB) mostrano che il PIL della maggior parte dei paesi africani, che, in generale, era aumentato negli ultimi anni, è crollato nell’ultimo anno. Diverse economie, come Botswana, Capo Verde, Repubblica del Congo, Sudafrica e Sudan, sono diminuite di circa il 10%. Inoltre, considerando che gran parte dell’attività economica si svolge nell’economia sommersa, queste cifre potrebbero essere sottostimate.
Alla drammatica situazione si aggiungono l’inefficienza amministrativa e le scarse risorse sanitarie in molti Paesi del continente africano. Se da un lato in nove Paesi africani sono state somministrate meno di un quarto delle consegne COVAX donate dagli attori internazionali, dall’altro molti governi, seguendo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di vaccinare più persone possibili, non hanno conservato abbastanza dosi per attuare i richiami.
Il programma COVAX – sostenuto dall’OMS e da altri organismi multilaterali – mira a fornire all’Africa 600 milioni di dosi, sufficienti per vaccinare almeno il 20% della popolazione.
L’OMS afferma che l’Africa ha bisogno di 200 milioni di dosi per vaccinare il 10% della sua popolazione entro settembre di quest’anno.

La copertura vaccinale dell’Africa rimane così la più bassa del mondo. Mentre a livello globale sono state somministrate 150 dosi del vaccino ogni 1000 persone, nell’Africa subsahariana si tratta di circa 8 dosi ogni 1000 persone. La bassa copertura vaccinale espone i paesi africani a un rischio maggiore di una massiccia recrudescenza dei casi.
I programmi di vaccinazione sono quindi vitali, ma i responsabili politici devono anche garantire che i loro sforzi non vadano a scapito del lavoro svolto per mitigare le malattie, che hanno gli effetti peggiori sul continente, come HIV, malaria e tubercolosi.
Se dall’altra parte del Mediterraneo il Continente africano sta affrontando questa difficile ondata, la scorsa settimana a Matera si è concluso il G20, la riunione dei Ministri degli Affari Esteri e dello Sviluppo, durante il quale si è ribadita la responsabilità di una cooperazione multilaterale a sostegno dei Paesi più poveri per uscire da questo periodo difficile ed entrare in una fase di crescita sostenuta e sostenibile.
Come espresso dal Segretario di Stato USA Antony Blinken “Il multilateralismo è il nostro strumento migliore per affrontare le sfide globali che dobbiamo affrontare, che si tratti della pandemia di COVID-19, della crisi climatica o della costruzione di una ripresa economica sostenibile. […] Bloccare la crisi sanitaria globale è il primo obiettivo della comunità internazionale e per raggiungerlo occorre una cooperazione multilaterale che contribuisca a portare più vaccini in più Paesi“.
Latest posts by Jessica Prieto (see all)
- TikTok e elezioni in Kenya: match vincente? - Giugno 17, 2022
- In Africa i cambiamenti climatici e il conflitto russo-ucraino esasperano la crisi alimentare - Aprile 21, 2022
- Dosi inutilizzate di vaccino in Africa: solidarietà o responsabilità? - Novembre 23, 2021