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Vaccini COVID-19: l’eliminazione dei brevetti è veramente la soluzione?

Laura MatribyLaura Matri
Maggio 21, 2021
in Economia e Finanza
Reading Time: 6min read
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Vaccini COVID-19: l’eliminazione dei brevetti è veramente la soluzione?

Poche settimane fa, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato attraverso la rappresentante commerciale statunitense, Katherine Tai, l’opinione favorevole degli Stati Uniti in merito alla sospensione dei brevetti dei vaccini contro il COVID-19. 

La discussione WTO

La dichiarazione dell’amministrazione Biden risulta importante per rinforzare la posizione negoziale di quei paesi che, già da mesi, spingono, all’interno della WTO, in questa direzione. Già lo scorso ottobre l’India e il Sudafrica avevano fatto una proposta durante l’incontro del Consiglio del TRIPS (WTO’s Trade-Related Aspects of Intellectual Property Council), e se ne era discusso ulteriormente negli scorsi mesi senza tuttavia riuscire ad arrivare a un accordo. Nonostante, infatti, la proposta conti 58 governi “sponsor” e sia supportata da circa 100 nazioni, allo stato attuale si oppongono alla proposta la maggior parte dei Paesi ad alto reddito (tra cui l’Unione Europea e Gran Bretagna). Un problema non trascurabile dal momento che le decisioni all’interno della WTO vengono prese per consenso unanime. Alla luce di questo, il cambiamento di opinione degli Stati Uniti potrebbe risultare fondamentale per trovare una soluzione comune.

Il Dr. Christou, presidente di Medici Senza Frontiere International ha dichiarato che gli Stati dovrebbero dimostrare la “solidarietà globale” di cui si è parlato tante volte durante questa pandemia e che è tempo che tutti i governi sostengano l’accesso agli strumenti medici a tutti, indipendentemente dal Paese di provenienza.

La proposta avanzata all’interno della WTO si basa sul fatto che i vaccini vengono fatti da compagnie private, che lucrano sulla vendita dei vaccini e che vendono le dosi “al miglior offerente”, ovvero ai Paesi che si possono permettere di spendere una cifra che può essere anche piuttosto elevata, come nel caso di Pfizer.

La dichiarazione del governo statunitense, seppur per ora simbolica, sarebbe dunque  di fondamentale importanza poiché vedrebbe gli Stati Uniti, che hanno sempre sostenuto l’importanza dei brevetti, schierarsi con i paesi a basso reddito per garantire il diritto alla salute a tutti.

Pro e contro della proposta

Lo scopo della sospensione dei brevetti dei vaccini è chiaro: sospendere il brevetto significa consentire a industrie terze di poter produrre il vaccino, portando conseguentemente a un incremento della produzione e quindi all’entrata sul mercato di un maggior numero di dosi. Ciò porterebbe inoltre alla fine dell’oligopolio di poche industrie in materia di vaccini e a prezzi maggiormente concorrenziali, evitando eventuali aumenti decisi unilateralmente.  

Tuttavia questa risulta un’analisi un po’ semplicistica della questione. Per capire veramente la situazione bisogna fare un’analisi costi-benefici nel breve e nel lungo periodo.  

Non è così scontato, infatti, che la sospensione dei brevetti possa effettivamente portare a un incremento della produzione di vaccini. Basti pensare che anche rendendo pubblico il metodo per la produzione dei vaccini, sarebbe necessario possedere strutture adeguate, materie prime e personale istruito alla produzione di quello specifico vaccino. Inoltre spesso, l’ottenere accesso al solo brevetto del vaccino è inutile se non si possiede la licenza di utilizzo delle tecnologie su cui si basa.

Alcuni casi concreti

Per comprendere meglio la faccenda si possono analizzare alcuni casi concreti. Ad esempio, nonostante Moderna abbia deciso di non far valere i propri brevetti, nessuna azienda ha iniziato a produrre il vaccino in questione, molto probabilmente, a causa di problematiche di carattere legale: in questo caso non è la licenza del vaccino il problema, quanto i brevetti sulla tecnologia usata per produrre i vaccini a mRNA, che Moderna utilizza a sua volta sotto licenza. Dunque, un’azienda terza che volesse produrre il vaccino di Moderna, dovrebbe possedere anche queste licenze.

A ciò si aggiunge la questione dei mezzi necessari al processo produttivo. Robin Jacob, Professore di “diritto della proprietà intellettuale” all’University College di Londra, ritiene che in caso di sospensione del brevetto, sarebbe difficile incrementare la produzione per mancanza di impianti e di personale con competenze adeguate. Jacob fa anche riferimento a Johnson&Johnson: nonostante la multinazionale abbia esaminato 100 partner potenziali, è arrivata alla conclusione che soltanto 10 sarebbero effettivamente in grado di produrre il vaccino.

Uno dei problemi più grossi sarebbe la mancanza di personale che effettivamente conosca le tecniche di produzione: produrre dei vaccini è molto più complicato che produrre un medicinale standard e, di conseguenza, la produzione di vaccini necessita di personale altamente qualificato. Anche qualora fossero presenti nuove strutture adeguate alla produzione, per farle entrare in funzione bisognerebbe destinare parte del personale all’ insegnamento del know-how ai nuovi produttori, personale che verrebbe dunque tolto alla produzione negli impianti già in funzione, rallentandola. 

Infine, allo stato attuale, altri problemi nella produzione di massa del vaccino derivano dalle limitate scorte di alcuni materiali e prodotti, quali nanoparticelle lipidiche e bioreattori. Anche con la creazione di nuovi impianti, si avrebbe necessariamente lo stesso problema. 

Potenziali sviluppi futuri 

Una decisione del genere potrebbe a portare anche a conseguenze del lungo periodo: la creazione dei vaccini porta le aziende farmaceutiche ad investire somme ingenti, sostenendo rischi d’impresa molto elevati, in quanto si fanno carico dell’eventuale fallimento delle proprie ricerche. Le multinazionali decidono di sostenere questo rischio, alla luce dei profitti che sosterranno nel futuro  attraverso il sistema dei brevetti, che consentono alle imprese di ottenere un profitto elevato per un certo numero di anni, fino allo scadere dei diritti di proprietà intellettuale.

Proprio per questo motivo, il governo tedesco si è schierato a favore del mantenimento della protezione della proprietà intellettuale, in quanto l’esistenza del sistema dei brevetti, è fonte di innovazione.

Il prossimo giugno, durante il Consiglio Generale della WTO, verrà nuovamente discussa la proposta di India e Sudafrica. In questa occasione si vedrà l’impatto del cambiamento di schieramento degli USA, a fini negoziali, sulla proposta. Risulta comunque piuttosto improbabile riuscire a raggiungere l’approvazione di tutti i 164 Stati membri della WTO in tempo breve. 

La sospensione dei brevetti potrebbe effettivamente portare all’incremento della produzione di vaccini contro il COVID-19? Non vi è una risposta univoca, ciò che è chiaro è che la produzione dei vaccini è qualcosa di complesso e che intervenire unicamente sulla sospensione dei brevetti non è sufficiente, se non la si affianca alla condivisione delle tecniche e alla creazione di strutture adeguate. 

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