La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti si sta svolgendo su più fronti. Quello più caldo, però, riguarda l’installazione delle reti 5G. In particolare, la “nuova guerra fredda” sta interessando sempre più l’America Latina, dove tutti i Paesi si trovano di fronte a una scelta cruciale: affidare o meno alle aziende cinesi la costruzione e gestione delle reti di quinta generazione.

Se fino a qualche decennio fa nessuno aveva dubbi sull’allineamento dei paesi latinoamericani a Washington, negli ultimi tempi la situazione è mutata. Il Brasile è un esempio di questo cambio di rotta. All’inizio sembrava che l’esecutivo guidato da Jair Bolsonaro fosse intenzionato ad aderire al ‘Clean Network’, un programma statunitense atto a impedire alle aziende non affidabili, come Huawei, l’implementazione delle reti 5G. Lo scorso gennaio, però, il governo di Brasilia ha ritrattato la propria posizione a causa delle forti pressioni esercitate dalle aziende di telecomunicazioni per non impedire l’accesso a Huawei sul mercato nazionale. Difatti, nel territorio verdeoro l’azienda cinese detiene il 50% delle infrastrutture che sostengono le attuali reti 3G e 4G e la sua esclusione dallo sviluppo del 5G avrebbe significato ingenti costi per riconvertire le strutture. Questo è il clima in cui il 26 febbraio di quest’anno sono iniziate in Brasile le aste per le frequenze 5G.
La politica isolazionista degli Stati Uniti può essere una causa dell’arrivo della Cina in America Latina. L’ex presidente Donald Trump è stato il primo Capo di Stato americano a non presentarsi al ‘Vertice delle Americhe’, oltre al fatto di aver messo piede in Sud America solo una volta in quattro anni in occasione del G20 a Buenos Aires. L’assenza statunitense è stata colmata col tempo dalla Cina, la quale è ormai diventata il principale partner commerciale di molti Paesi del continente. Messico a parte, nel 2018 il 21% delle esportazioni latinoamericane sono finite in Cina, mentre solo il 15% negli Stati Uniti.
Il gigante asiatico non è solo un partner commerciale per i Paesi sudamericani, ma è anche un grande creditore. Negli anni ha concesso numerosi prestiti e ha effettuato forti investimenti in infrastrutture come la Belt and Road Initiative oppure l’appalto per la costruzione della metropolitana di Bogotà. È nel settore delle telecomunicazioni che la presenza cinese si è fatta più evidente. Tutto merito di Huawei e alle sue campagne pubblicitarie – quali la sponsorizzazione del club Alianza Lima o la nazionale del Panama – con cui è riuscita a conquistare grandi fette di mercato nel settore della telefonia hi-tech. Dal 2013 al 2018, i suoi telefoni sono passati dal 2,3% al 9,4% del mercato sudamericano: in Colombia, ad esempio, rappresenta addirittura il 25% dei telefoni venduti.

L’azienda è uno degli attori più importanti per lo sviluppo delle reti 5G, assieme alla svedese Ericsson e alla finlandese Nokia. Da diverso tempo, tuttavia, gli Stati Uniti accusano Huawei di perpetrare azioni di spionaggio per conto del governo cinese, motivo per cui stanno cercando di impedire la costruzione da parte dell’azienda delle reti 5G nei Paesi alleati. Il governo statunitense, oltre alle pressioni compiute in Messico, dove il loro peso economico è preponderante, ha di recente messo in opera un nuovo tipo di strategia in Ecuador. Infatti, quest’ultimo è l’unico Paese latinoamericano che ha impedito a Huawei di partecipare agli appalti per le reti 5G, soprattutto in seguito all’accordo sottoscritto il 14 gennaio 2021 con il U.S. International Development Finance Corporation (DFC). Il patto consente l’erogazione di prestiti americani per ripagare i debiti contratti con la Cina in cambio dell’accettazione da parte dell’Ecuador dell’iniziativa del Clean Network.
Se da un lato la Cina rappresenta un importante partner economico per i Paesi latinoamericani, dall’altro l’asse stretto con Pechino potrebbe compromettere i rapporti con gli Stati Uniti. Come sottolinea Foreign Policy, è plausibile che il governo statunitense possa interrompere la condivisione dei dati di Intelligence, i quali risultano fondamentali ai governi del Sud America per combattere i cartelli della droga. Inoltre, con una visione ad ampio spettro, possiamo assumere che la scelta del 5G avrà un impatto anche sugli standard tecnologici futuri: se non ci fosse una scelta omogenea in America Latina, il rischio potrebbe essere quello di bloccare la collaborazione tra i Paesi dell’UNASUR (Unione delle nazioni sudamericane) anche su altri temi, come, ad esempio, la gestione dei migranti venezuelani.
Al momento non vi sono particolari ostacoli alla presa dell’America Latina da parte di Huawei. In Colombia, ad esempio, la Ministra delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, Sylvia Constantin, ha affermato in un’intervista a La Republica che, per quanto riguarda le aste per le frequenze 5G, “abbiamo dei criteri che si applicano in maniera non discriminatoria”, permettendo così anche a Huawei di partecipare. Il Cile ha già iniziato le proprie aste l’estate scorsa senza alcuna limitazione per le aziende cinesi, mentre il Perù già dal 2019 compie dei test sul proprio territorio per il 5G assieme a Huawei.
Gli Stati latinoamericani, dunque, si trovano attualmente in una situazione molto complicata. Ogni Paese è chiamato a una scelta: Stati Uniti o Cina, una decisione dalla quale dipenderà molto del loro futuro.
Latest posts by Santiago Olarte (see all)
- 5G: guerra tra Cina e Stati Uniti in America Latina - Marzo 24, 2021
- MSOIthePodcast – Le notizie della settimana – 9/16 gennaio 2021 - Gennaio 16, 2021
- Il referendum cileno: un voto storico che apre nuovi orizzonti al paese - Novembre 18, 2020