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La partecipazione al voto in Italia: tra astensionismo e pandemia

mmbyGiulia Ivaldi
Ottobre 19, 2020
in Europa Occidentale
Reading Time: 5 mins read
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La partecipazione al voto in Italia: tra astensionismo e pandemia

Numerosi sono i dati che mostrano come, negli ultimi decenni, un astensionismo diffuso stia prendendo piede in Italia. Una delle principali ragioni di tale trend decrescente sarebbe da rintracciare nella relazione tra elettori e classe politica e nella sfiducia dei primi nei confronti dell’efficacia del processo elettorale. Tale sentimento porterebbe ad un atteggiamento di disillusione di una parte dell’elettorato, dunque all’astensionismo.

Decisamente differente, sotto questo prospettiva, il panorama delle consultazioni elettorali in Italia ormai quasi ottant’anni fa, quando fu introdotto il decreto legislativo luogotenenziale n.74 nel marzo 1946. Quest’ultimo, con l’introduzione del suffragio universale, diede infatti inizio ad un periodo di partecipazione politica ed elettorale caratterizzate da entusiasmo e spirito di rinnovamento da parte della popolazione. 

Come riportato anche dalle analisi del 52esimo rapporto Censis, riguardo il fenomeno dell’astensionismo, si può parlare di una“ascesa strutturale di lungo periodo”, come è possibile osservare dalle percentuali di  elettori astenuti, drammaticamente aumentata negli anni. Dal 7,1% di astenuti nel 1968 e al  7,4% nel 1996 si passa al 27% nel 2018, arrivando dunque ad una differenza di venti punti percentuali nell’arco di cinquant’anni. 

Una ricerca della LUISS di Roma individua la causa di queste astensioni in una perdita di credibilità nei confronti della classe politica: i cittadini mettono in dubbio la reale capacità della politica di risolvere i problemi economici e sociali che incombono sulle larghe fasce della popolazione.

Gli anni delle ultime due elezioni parlamentari, il 2013 e il 2018, sono stati definiti da YouTrend come i cinque anni che hanno capovolto lo scenario politico italiano, con il susseguirsi di tre diversi presidenti del Consiglio – Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni – e la fine del mandato Napolitano con il nuovo incarico a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella. Questo periodo ha registrato una percentuale di astensionismo elettorale tra il 25 ed il 30%. 

Le elezioni politiche del 2013, in Italia, ebbero un’affluenza superiore al 75%. Cinque anni più tardi, anche le consultazioni del 2018 superarono la soglia del 70%, con il 72,93% per la Camera dei deputati, il 73,6% per il Senato della Repubblica e il 70,81% alle elezioni regionali.

In questo arco temporale in Italia venne votato inoltre il referendum contenente le disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, ma anche la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione. I risultati di tale referendum, tenutosi il 4 dicembre 2016, con la vittoria del ‘No’ (59,1% dei voti), videro una partecipazione dell’elettorato del 65,5%. 

Ad oggi, la più recente occasione di consultazione elettorale a livello nazionale si è presentata alla popolazione italiana con il referendum costituzionale del 20 e 21 di settembre. In un contesto in cui vanno tenute in conto le complicazioni strutturali dovute alla pandemia globale, i dati sulla partecipazione effettiva dell’elettorato italiano a questo ultimo appuntamento referendario hanno mostrato il 53,85% di affluenza. La percentuale di partecipazione raggiunta per le elezioni regionali è stata del 57,09%, mentre l’affluenza per le Comunali è arrivata al 66,12%.

In tale occasione, per far fronte alle necessità di prevenzione sanitaria, tutte le misure standard sono state messe in atto per cercare di limitare nei luoghi sede di scrutinio (per lo più scuole), il diffondersi di contagi da coronavirus. I casi di contagio registrati presso i seggi si sono rivelati ridotti. Seppur con qualche timore ed una maggior affluenza nelle ore serali, si è infine raggiunta una percentuale di adesione molto vicina a quella del periodo pre-Covid, con partecipazione più elevata nei seggi in cui si è votato anche per scegliere il governatore e il consiglio regionale, come evidenziato da La Stampa. 

In Italia, come in altri paesi, è stata avviata una mobilitazione online di studenti e influencer per promuovere ed incentivare l’affluenza alle urne anche di chi si trovava temporaneamente lontano dal seggio di appartenenza. Si è registrato anche il contributo di Iovotofuorisede, comitato civico guidato da Stefano La Barbera, nato da un gruppo di studenti nel 2008 con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del voto in mobilità. 

In definitiva, sono stati 1.820 gli elettori che, per ragioni di prevenzione sanitaria, hanno scelto di usufruire del voto domiciliare. Tra questi anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.

In totale, tra la paura per l’utilizzo dei mezzi di trasporto e le spese di viaggio, non alla portata di tutti, si calcola che siano circa 440.300 gli studenti e le studentesse fuorisede che potrebbero non aver votato. Sotto questo punto di vista, come ricordato da numerose fonti, tra cui Open, varie sarebbero le soluzioni possibili da cui poter prendere spunto. Le due più utilizzate, per quanto riguarda il panorama europeo, sarebbero la delega (Paesi Bassi, Belgio, Francia) e il voto per corrispondenza (Svizzera, Spagna, Irlanda, Regno Unito).

Il più recente referendum ha quindi riportato in auge una questione molto rimarcata negli ultimi anni: la partecipazione al voto di studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici lontani e lontane dal loro luogo di residenza. In tale scenario, elevata è stata l’adesione dei cittadini italiani domiciliati all’estero, che hanno contribuito sensibilmente ad alzare la quota di partecipazione nazionale. Le schede elettorali hanno raggiunto per posta i 4,6 milioni di italiani e italiane residenti in più di 190 Paesi dislocati in tutti i continenti. L’operazione di rientro delle schede a carico dell’Aeronautica militare ha riportato alla Corte d’Appello di Roma i plichi che hanno contribuito al risultato del referendum. Su 4.537.308 elettori all’estero, a votare sono stati 1.057.211 (il 23,30%), di cui il 78,24% a sostegno del ‘Si’.

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