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I millennials: nuovi protagonisti dell’economia del lockdown

Nora PischeddabyNora Pischedda
Giugno 28, 2020
in Economia e Finanza
Reading Time: 6min read
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I millennials: nuovi protagonisti dell’economia del lockdown

Dall’e-commerce alle app di videoconferenze, dai social media alle piattaforme di streaming, il mondo al tempo del coronavirus ha assistito ad un’accelerazione dell’utilizzo della tecnologia. A trainare questo fenomeno è stata la generazione dei millennials, anche detta generazione Y, che negli ultimi 20 anni ha contribuito allo sviluppo di una nuova economia iper-digitalizzata e non solo. Gran parte della popolazione mondiale, infatti, è stata spinta ad adottare le abitudini di consumo tecnologico di questo gruppo sociale, determinando una crescita esponenziale dei settori coinvolti.

Chi sono i millennials?

Le ricerche li definiscono come la generazione nata tra il 1981 e il 1996, stimando che entro il 2030 costituirà i tre quarti della popolazione attiva a livello globale. Nati all’alba della rivoluzione digitale, sono la prima generazione interconnessa che ha vissuto due crisi finanziarie, quella del 2008 e l’attuale, elementi che hanno fortemente influenzato la loro concezione di ricchezza. Secondo quanto esplicitato da Jean-Christophe Labbé, gestore del fondo azionario Decalia Millennial, in un’intervista per La Repubblica: “Per i baby boomers era importante accumulare beni fisici come una casa, a fini patrimoniali. Questa generazione ha invece un approccio diverso alla ricchezza. È alla ricerca di nuove esperienze e fa in fretta a cambiare gusti e abitudini”.

A questo proposito, la società di consulenza finanziaria Deloitte ha condotto un sondaggio nel 2019 coinvolgendo più di 13.000 millennials da tutto il mondo, a cui è stato chiesto, tra le altre cose, di stilare una classifica delle loro priorità e aspirazioni. Al primo posto si situa il desiderio di viaggiare il mondo (57%), seguito dalla volontà di avere uno stipendio cospicuo e di condurre una vita benestante (52%). Si nota subito come le priorità siano diverse da quelle delle generazioni precedenti. Infatti, tutti quei riti che tradizionalmente segnano il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, come l’acquisto di una casa o la volontà di crearsi una famiglia, non si trovano in testa alla lista delle loro ambizioni occupando, anzi, rispettivamente il terzo (49%) e il quinto posto (39%). 

Riscontriamo disparità anche rispetto alla generazione successiva, la cosiddetta generazione Z, composta dagli individui nati dal 1997 ad oggi. Su questo aspetto l’Ufficio Studi di Hype, app di light banking, ha condotto un’analisi delle differenze tra millennials e generazione Z riguardante la loro gestione del denaro. L’app in questione, infatti, permette di creare un salvadanaio virtuale in cui accantonare fondi rispetto ad un progetto prestabilito. Grazie a questa funzione possiamo osservare come il principale obiettivo di risparmio dei più giovani sia l’acquisto di prodotti elettronici o software, mentre i millennials investono maggiormente nella categoria ‘veicoli e trasporti’ con un peso relativamente significativo anche della voce ‘viaggi e vacanze’. Questi dati, quindi, mostrano come i millennials siano interessati a servizi che realizzino esperienze anche ‘off-line’, mentre la generazione Z tende sempre più a far rientrare nell’orbita della tecnologia anche il proprio tempo libero.  

Una categoria economica che ‘fa tendenza’

Oltre ad essere un gruppo sociale, i millennials costituiscono una categoria economica iper-monitorata perché capace di dettare tendenza, influenzando le preferenze di tutte le altre tipologie di consumatori. Questa loro abilità, sommata all’epidemia di COVID-19 che ha obbligato milioni di persone a riorganizzare la propria vita restando a casa, ha determinato una crescita considerevole del mercato digitale, a partire proprio dal numero dei suoi utenti. 

Secondo il Global Digital Report realizzato da We Are Social, Hootsuite e Kepios, datato aprile 2020, oggi 5,16 miliardi di persone possiedono uno smartphone mentre 4,57 miliardi utilizzano Internet, rispettivamente il 2,5% e il 7% in più rispetto al 2019. Inoltre, la maggioranza degli utenti Internet intervistati ha affermato di aver modificato fortemente le proprie abitudini tecnologiche durante il lockdown. Ad esempio, il 57% ha usato più spesso strumenti e piattaforme di streaming, dato confermato dall’annuncio di Netflix di aver rilevato una crescita delle visualizzazioni e degli abbonamenti: nel primo trimestre dell’anno il numero di abbonati è aumentato di 15,8 milioni, mentre i ricavi sono saliti a $5,77 miliardi, rispetto ai $4,52 miliardi del 2019. 

E ancora, il 47% degli Internet users ha dichiarato di aver trascorso più tempo sui social media, mentre il 46% ha utilizzato più frequentemente delle app di messaggistica online. Comprensibile, dato che per quasi tre mesi una parte consistente della popolazione mondiale si è trovata costretta ad intrattenere le proprie relazioni sociali e lavorative in modo virtuale. Lo dimostrano i risultati fiscali di Zoom Video Communications, società creatrice di una delle app di videochiamate e teleconferenze maggiormente usate durante la quarantena, che tra febbraio e aprile ha registrato un aumento dei ricavi del 169% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.

Infine, circa la metà dei partecipanti al sondaggio hanno effettuato più acquisti online durante la quarantena. Persino Amazon, nota piattaforma di e-commerce a livello mondiale, ha deciso di modificare le propria politica sulle spedizioni per far fronte all’improvviso picco di ordini, dando priorità solo a quelli contenenti beni di prima necessità. La società di Jeff Bezos ha inoltre annunciato l’intenzione di assumere 100.000 persone tra addetti ai magazzini e alle consegne negli USA e di investire $350 milioni per l’aumento degli stipendi.

Tutto ciò ha portato anche ad un aumento delle transazioni digitali, come affermato da Alberto Dalmasso, amministratore delegato di Satispay: “Il volume delle transazioni gestite da noi è salito dai 23 milioni di febbraio ai 40 milioni di maggio”. Questo aumento si spiega in virtù di alcuni vantaggi che presentano i pagamenti digitali, come, ad esempio, il costo minore rispetto al cash. Come riportato dalla Banca d’Italia a marzo 2020, il contante ‘costa’ €7,4 miliardi annui, mentre le carte di credito solo €850 milioni, in quanto “il costo unitario per i pagamenti digitali cala quanto più si usa l’infrastruttura, all’opposto del contante”. Per di più questa modalità, permettendo una migliore tracciabilità dei movimenti di denaro, rende più efficiente la lotta all’evasione fiscale. 

Le abitudini tecnologiche adottate durante la emergenza sanitaria potrebbero diventare parte integrante della nuova normalità. I millennials, che hanno tracciato la rotta di questa economia post-Covid, avranno il compito di realizzarla pienamente. Perché questo si concretizzi sarà necessario consentire realmente alle nuove generazioni di partecipare da protagonisti, e non unicamente da consumatori, al superamento di questa crisi.

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Tags: ECONOMIA
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