Ennesimo annunciato sperpero di risorse pubbliche o credibile scommessa sul futuro della compagnia e dell’Italia? È questo l’interrogativo principale riguardo al nuovo pacchetto di aiuti di previsti in favore dell’ex compagnia aerea di bandiera italiana, Alitalia.
Tenuto conto, infatti, che l’epidemia scatenata dal COVID-19 ha indebolito dallo scorso febbraio numerosissimi settori dell’economia italiana e mondiale, il settore del trasporto aereo ha subito anche in Italia una vera e propria battuta d’arresto che non trova precedenti nella storia dell’aviazione civile nazionale. L’entitá del contraccolpo è certificata dagli ultimi dati ISTAT disponibili. Se nel 2019 i passeggeri transitati nei 39 scali italiani monitorati da Assaeroporti sono stati 193 milioni, ovvero 7,4 milioni in più rispetto all’anno precedente, pari al +4% e in linea con il trend positivo degli anni precedenti, il 2020 è senz’altro destinato a chiudersi con numeri in netta flessione.
Il bilancio del solo mese di marzo 2020 indica un calo del 66,3% di voli effettuati e dell’85,1% del numero di passeggeri (da 13,988 milioni a poco più di 2,083 milioni). In particolare, i passeggeri trasportati nel mese di marzo sono passati da 4,9 milioni a meno di 748.000 per i voli nazionali, per quelli internazionali, che interessano circa il 64% dei passeggeri, questi sono passati da 9,0 milioni a 1,3 milioni. In una simile situazione, con le frontiere tra i paesi dell’Unione Europea destinate a rimanere chiuse almeno fino a giugno, i numeri relativi ai prossimi mesi non risparmieranno dunque tempi incerti a tutti gli operatori del settore.

Tra questi sono inclusi anche tutti i dipendenti di Alitalia, in favore della quale il Governo italiano ha approvato importanti misure di sostegno contenute in due distinti provvedimenti. Il primo di questi, il Decreto Legge cosiddetto “Cura Italia” n.18/2020 convertito in Legge n. 27/2020 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prevede la rinazionalizzazione di Alitalia. L’azienda, che è giá ad oggi guidata da un commissario nominato dal Governo, ritornerà così sotto il pieno controllo del ministero dell’Economia. Nello specifico, il decreto stabilisce che “in considerazione della situazione determinata sulle attivitá di Alitalia viene autorizzata la costituzione di una nuova societá interamente controllata dal ministero dell’Economia ovvero da una societá a prevalente partecipazione pubblica”. A tale società sará affidato il compito di prendere in affitto le attivitá di Alitalia che attualmente sono gestite dal commissario, ed in seguito di rilevarle del tutto. L’intervento dovrebbe costare in totale 350 dei 500 milioni di euro totali che il Decreto “Cura Italia” riserva al settore del trasporto aereo.
Ad ulteriore conferma ed integrazione di queste misure, il 19 maggio è stato approvato dal Governo il Decreto Legge n.34/2020 cosiddetto “Decreto Rilancio”, che ha dato il semaforo verde a numerosi interventi a sostegno della ripresa economica per un valore totale di 55 miliardi di euro. Di questi, 3 miliardi di euro sono stati destinati alla costituzione della nuova società a controllo pubblico.
A decreto approvato, in difesa della cospicua somma destinata ad Alitalia è intervenuto dapprima il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che ha ricordato come “tutte le compagnie di bandiera in questo momento chiedono l’ingresso dello Stato nei loro capitali. É un momento storico per Alitalia, che finalmente ripartirà ad armi pari con le altre”. Successivamente, gli ha fatto eco anche la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, sottolineando il “ruolo strategico” di Alitalia nello scenario italiano.
Tuttavia lo scetticismo non è stato completamente debellato, vista la storia di perdite ed insuccessi continui in cui Alitalia ha versato per quasi trent’anni. Il vero declino della compagnia, secondo quanto sostenuto dall’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università cattolica del Sacro Cuore, è iniziato nel corso degli anni ‘90, specie a causa dell’ingresso nel mercato delle compagnie low-cost nel corto raggio e della incapacità di adattamento da parte di Alitalia. Da quel momento, i voli a lungo raggio sarebbero stati la scelta più fruttuosa per le compagnie aeree che ancora seguivano un modello di business di stampo tradizionale. Tuttavia, Alitalia scelse di concentrare le proprie attività sui voli a corto raggio e proprio questo fu tra i suoi errori più significativi. In tale senso, un altro passo nella direzione sbagliata fu la rottura, nel 2000, con la compagnia aerea di bandiera dei Paesi Bassi KLM, la quale invece, elevando il traffico commerciale e le prospettive internazionali dell’azienda italiana, avrebbe potuto porre le basi per sviluppi positivi.

Secondo dati aggiornati al 2016 dell’Osservatorio, dal 1974 la compagnia ha accumulato perdite per 9 miliardi di euro e le partecipazioni statali totali in suo favore ammontano ad oltre 10,6 miliardi di euro. Questo non ha aiutato l’immagine pubblica dell’azienda e, per estensione, della sua più recente nazionalizzazione. Inoltre, la mancanza di un amministratore delegato designato dal Governo e di un piano industriale concreto non fanno altro che aumentare i dubbi su tale investimento. In un momento in cui la natura stessa dei viaggi è messa più che mai in discussione dal Coronavirus SARS-CoV-2, la scommessa nella ripartenza di Alitalia sembra piú che mai incerta.
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