
La parità di genere è un argomento complesso quando si analizza l’Africa. Anche qui infatti, come in molte altre aree del mondo, le tradizioni che collocano le donne esclusivamente in ruoli domestici sono radicate in numerosi ambiti. Questo diventa evidente quando si osservano i dati relativi al matrimonio e alla fertilità: secondo un rapporto stilato da UN Women, nell’Africa sub-sahariana il 12% delle ragazze sono sposate prima dei 15 anni e il 37% prima dei 18 anni. Tassi che, se in molte regioni sono calati negli ultimi anni, in 6 paesi hanno invece registrato un aumento. Allo stesso modo, il tasso di fertilità resta quasi doppio rispetto alla media globale – con 4,7 bambini per ogni donna in età fertile – sebbene sia sceso negli ultimi 40 anni.
Questi dati non possono essere trascurati nel trattare il tema dell’uguaglianza di genere, dal momento che le donne sposate sono spesso portate a rinunciare a istruzione e lavoro per dedicarsi ai figli e alla famiglia fin da giovani, finendo per dipendere economicamente dai mariti. Non stupisce, allora, che secondo l’eAtlas per la disuguaglianza di genere nell’educazione dell’UNESCO Institute for Statistics (UIS), quando si parla di parità di genere in ambito educativo e lavorativo, l’Africa sub-sahariana sia una delle aree del mondo più critiche. Infatti, nonostante notevoli differenze regionali, nel continente si trovano 13 dei 15 paesi dove la percentuale di bambine escluse dall’educazione primaria è superiore al 30%, con una media del 23% e punte del 72% in Sud Sudan. Anche se, il report sottolinea, il problema resta comune a entrambi i sessi. In Sud Sudan, il 64% dei bambini resta comunque escluso dall’educazione primaria. I numeri diventano ancora più significativi quando si parla di alfabetizzazione, considerando che due terzi degli analfabeti adulti sono di sesso femminile, come si evince dalla mappa interattiva pubblicata dall’UNESCO.

La situazione sembra migliore in ambito lavorativo. Secondo il rapporto del McKinsey Global Institute intitolato “The power of parity: Advancing women’s equality in Africa”, l’Africa vanta la più alta quota al mondo di donne facenti parte di consigli di amministrazione. Le statistiche riguardanti le donne nel mondo del lavoro nel suo complesso, tuttavia, indicano che le donne costituiscono il 43% di coloro che si laureano in ambiti legati al settore terziario, ma occupano appena il 28% dei posti nel settore formale del lavoro. Inoltre, secondo la Banca Mondiale, nell’Africa subsahariana le donne a capo di piccole e medie imprese guadagnano il 34% in meno rispetto agli uomini. Infine, la situazione presenta tratti di disuguaglianza ancora più marcati nel settore dell’economia informale, dove sono impiegate 9 lavoratrici su 10, prevalentemente in attività sottopagate e a rischio di sfruttamento, come riportato dal Foresight Africa 2020 Report.
La condizione delle donne nel mercato del lavoro nei paesi africani è descritta dalla caratteristica ‘forma a U’ della relazione che correla PIL e forza-lavoro femminile, come sostenuto dal National Bureau of Economic Research. Nei paesi a basso reddito, tendenzialmente le donne non possono fare a meno di lavorare per garantire il sostentamento proprio e della famiglia. Invece, laddove il reddito cresce e diventa più significativa la il contributo economico della manodopera, tradizionalmente maschile, le donne tornano a occuparsi dell’ambito domestico. Quando si incontra un ulteriore aumento del reddito, si registra che tendenzialmente le donne tornino a far parte della forza-lavoro e ad occupare anche ruoli di leadership, specialmente nel settore terziario.

Un vuoto dovuto a condizioni strettamente economiche, a loro volta legate a fenomeni sociali, ma che sarebbe colmabile tramite alcune importanti azioni, come suggerisce lo stesso Foresight Africa 2020 Report. Rendendo più accessibili i servizi per la cura dei bambini, cui spesso le donne sono costrette, ad esempio. De-stigmatizzando il loro lavoro in occupazioni tipicamente maschili. Garantendo mezzi di trasporto più sicuri, elemento chiave spesso trascurato. E ancora, facilitando l’accesso ai prestiti bancari, spesso inaccessibili alle donne per mancanza di collaterali e garanzie.
La parità di genere, come si può osservare, detiene un’importante rilevanza economica. Costituendo all’incirca metà della popolazione mondiale, le donne compongono chiaramente una larga quota di potenziale forza-lavoro, tanto nei paesi in via di sviluppo quanto in paesi economicamente sviluppati. Quella del continente africano è una delle economie in più rapida crescita al mondo, ma nonostante ciò la disuguaglianza di genere continua a limitare il suo potenziale.
In Africa, infatti, le donne costituiscono circa il 50% della popolazione ma contribuiscono al PIL solamente per il 33%. Secondo il già citato rapporto del McKinsey Global Institute, se ciascun paese dell’Africa avesse lo stesso rapporto tra lavoratrici e lavoratori del Sud Africa, il paese africano che vanta il rapporto più alto, il continente avrebbe un aumento del PIL stimato intorno a 316 miliardi di dollari, equivalente al 10% del PIL, da qui al 2025. In Senegal l’aumento del PIL sarebbe stimato a circa l’1%, mentre la Nigeria potrebbe vedere un aumento di quasi il 50%.

Tra le varie regioni dell’Africa intercorrono profonde differenze in fatto di partecipazione femminile alla forza-lavoro. Mentre in alcune regioni, prevalentemente nordafricane, il tasso è nettamente inferiore alla media mondiale, in altre è al contrario superiore. Tenendo conto di queste differenze, nel rapporto del Foresight Africa 2020 Report sono stati stimati due possibili scenari di aumento del PIL. Nel primo si è ipotizzato che tutti i paesi riadattassero il proprio tasso di partecipazione femminile alla forza-lavoro a quello di paesi di riferimento, fosse esso maggiore o minore. Nel secondo scenario, invece, si è supposto che ad adattarsi fossero solamente i paesi con un tasso inferiore alla media mondiale. Così, se nel primo caso l’aumento del PIL stimato ammonterebbe al 6,7% del PIL corrente, cioè a 384 miliardi di dollari, nel secondo caso vi sarebbe un potenziale aumento più che doppio, pari a 924 miliardi di dollari, ovvero al 16% del PIL.

L’impegno verso la parità di genere non è mancato, finora, in diverse parti dell’Africa. In ambito educativo, ad esempio, l’Africa subsahariana ha visto il più importante progresso a livello mondiale, con una crescita del 50% nella partecipazione femminile all’istruzione rispetto al 1970. Tuttavia, nonostante le differenze interne, l’Africa resta ancora indietro nella classifica sulla parità di genere, con un punteggio di 0,58 nel Gender Parity Score stilato dal McKinsey Global Institute, rimasto invariato negli ultimi 4 anni.
Le questioni riguardanti la giustizia sociale e in particolare la parità di genere rimangono così una sfida aperta, che richiederà un impegno crescente negli anni a venire e allo stesso tempo potrebbe determinare un importante progresso dell’Africa, tanto in campo sociale quanto in quello economico.
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