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L’Unione Europea cambia strategia nel Mediterraneo: termina ‘Sophia’

Marco SchiafonebyMarco Schiafone
Giugno 10, 2020
in Diritto Internazionale ed Europeo, Uncategorized
Reading Time: 6min read
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Il 31 marzo si concluderà la cosiddetta ‘Operazione Sophia’. EUNAVFOR MED (European Union Naval Force in the South Central Mediterranean), questa la sigla ufficiale della missione dell’Unione europea, venne ribattezzata ‘Sophia’ per il nome dato ad una bambina nata a bordo di una nave dell’operazione. Il suo obiettivo principale era il contrasto delle reti di trafficanti che sfruttano i flussi migratori. Inoltre, si proponeva in questo modo di fermare l’ondata migratoria nel Mar Mediterraneo. 

‘Sophia’ dovrebbe essere sostituita da una nuova operazione europea, ‘Irene’, il cui compito sarà quello di controllare il rispetto dell’embargo sulle armi verso Libia. Quest’ultimo viene violato in maniera sistematica in conseguenza del fatto che la guerra nel territorio libico è diventata uno scenario con una pluralità di attori.

L’ Operazione ‘Sophia’ è nata in risposta alla situazione di crisi che si è venuta a creare nel Mediterraneo, dovuta anche alla guerra civile libica. Quest’ultima ha favorito, tra le altre cose, il flusso migratorio che attraverso la Libia arriva nel continente europeo. In questo percorso, le rotte dei migranti sono gestite dai cosiddetti smugglers, che trasferiscono persone da un paese all’altro con l’intento di sfruttarle. Essi si distinguono dai traffickers, anch’essi alla fonte di questo traffico, che procurano dietro pagamento l’accesso illegale di un migrante in uno stato. Questi due termini sono tradotti con il generale ‘trafficanti di esseri umani’: attraverso l’utilizzo di imbarcazioni fatiscenti cariche di migranti organizzano le traversate del Mediterraneo che spesso provocano terribili naufragi.

L’evento però che ha spinto alla creazione di questa missione è stato, sicuramente, il naufragio del 18 aprile 2015. Quel giorno, un’imbarcazione naufragò al largo delle coste della Libia, provocando la morte di circa 800 migranti. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati qualificò il fatto come la più grande perdita di vite umane in viaggio verso l’Europa. Da quel momento, l’Unione europea, su proposta dell’allora Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, decise di rispondere in maniera concreta al verificarsi di queste situazioni combattendo la rete di criminalità che si era venuta a formare, salvando vite umane ed evitando tragedie come questa.

Dopo aver definito il quadro generale dell’operazione di gestione militare della crisi nel maggio 2015, il 22 giugno 2015 il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea ha avviato ufficialmente la missione. A questa hanno partecipato la portaerei italiana Cavour, la nave inglese Enterprise e le unità tedesche Werra e Schleswig-Holstein.

La struttura della missione però è stata più complessa e si è sviluppata in 4 fasi. La prima, ormai completata da tempo, si basava sull’addestramento delle forze dispiegate nell’operazione con il fine di rendere loro comprensibili i metodi e le attività di traffico e tratta ad opera degli attori sulla costa della Libia. 

La seconda fase, invece, prevedeva la ricerca, il sequestro e la neutralizzazione delle navi da contrabbando in alto mare alle condizioni previste dal diritto internazionale del mare, con il consenso dello stato costiero ad operare nelle sue acque territoriali e in accordo con le risoluzioni 2146 (2014) e 2362 (2017) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La terza era rappresentata dall’adozione di misure operative contro le navi e i relativi beni sospettati di essere utilizzati per il traffico o la tratta di esseri umani all’interno del territorio degli stati costieri, ancora una volta dietro consenso di questi ultimi e in accordo con le risoluzioni sopra citate. La quarta, e ultima, fase consiste nel ritiro delle forze e nella conclusione dell’operazione. 

L’operazione EUNAVFOR MED ‘Sophia’ ha subito due importanti proroghe. La prima è stata adottata il 20 giugno 2016 e ha esteso la missione fino al 27 luglio 2017. Essa prevedeva inoltre la necessità di inserire due attività di supporto all’operazione principale: l’addestramento della Guardia Costiera e della Marina libiche da parte delle forze impiegate nell’Operazione e il contributo al controllo sull’embargo delle armi. Quest’ultimo è diventato il tema principale della missione che ha sostituito ‘Sophia’ e che comincerà a fine marzo.

La seconda proroga è stata adottata il 25 luglio 2017 e ha prolungato i termini fino al 31 dicembre 2018. Prevedeva l’istituzione di un controllo a lungo termine dell’efficienza dell’addestramento delle unità libiche, la raccolta d’informazioni sul traffico illecito di petrolio che avviene in Libia e la realizzazione di una collaborazione con Frontex ed Europol in merito allo scambio d’informazioni sulla tratta e il traffico di esseri umani.

La missione è stata prorogata più volte da parte dell’Unione Europea con decisioni che riprendevano i contenuti espressi nelle disposizioni precedenti, fino ad arrivare alla data del 31 marzo, giorno in cui l’Operazione cesserà.

In contemporanea, dovrebbe essere lanciata la nuova ‘Operazione Irene’, già prevista dall’UE, che si pone in continuità con ‘Sophia’. Questa concentrerà i suoi sforzi non solo in termini navali, ma anche attraverso l’utilizzo di aerei, droni e satelliti, così come ha lasciato intendere l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza Josep Borrell, dal momento che “i traffici si fanno soprattutto nei deserti”.

Sotto il profilo militare, la nuova operazione, così com’è stata anche EUNAVFOR MED ‘Sophia’, è stata strutturata come una collaborazione tra paesi europei che tornano a presidiare il Mediterraneo centro-orientale. 

Tuttavia, lo stesso Borrell si è espresso a margine di una videoconferenza tra i Ministri degli Affari Esteri del 23 marzo dichiarando che non tutti gli aspetti dell’operazione sono stati ancora accordati: “Alcune preoccupazioni sono state superate. Tuttavia, ci sono ancora dubbi su che cosa fare nel caso in cui sia necessario salvare i migranti in mare e nella conseguente distribuzione di questi tra gli Stati Membri. Spero però che ciò si possa risolvere nei prossimi giorni”. 

La nuova operazione dovrebbe essere anche un’occasione per provare a concretizzare il confronto sulla Libia durante la Conferenza di Berlino tenutasi il 19 gennaio 2020, il cui obiettivo era quello di avviare un processo di pace nel paese.

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Tags: DIRITTO INTERNAZIONALE ED EUROPEO
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