Per gran parte dell’opinione pubblica è stato vittima di un complotto. Per tanti altri, invece, è stato il garante del più grande sistema di corruzione e riciclaggio di denaro mai scoperto in America Latina. Luiz Ináciò da Silva, conosciuto come Lula, a capo del Partido dos Trabalhadores (PT) e presidente del Brasile dal 2003 al 2011, è la figura più controversa coinvolta dalla Lava Jato, l’indagine del Ministerio Publico Federale di Curitiba spesso paragonata al caso italiano “Mani Pulite”. Tale inchiesta ha certificato che Lula ricevette un attico di 216 mq in cambio di alcuni favori fatti alla Petrobras, la principale industria petrolifera del paese. Una ‘mazzetta’ costata una condanna a 9 anni e 6 mesi di carcere. Eppure, a distanza di due anni, dalle carte del fascicolo emergono tanti dubbi e poche certezze.

Il sistema
La Lava Jato ha scoperchiato il pentolone della corruzione in Brasile. In due anni di indagini sono spiccate 844 informative di garanzia nei confronti della classe dirigente brasiliana, tra cui politici, dirigenti di aziende statali o parastatali e affaristi. Un lavoro capillare che ha portato al sequestro di beni pari a 2,4 miliardi di R$ (reis brasiliani), quasi 500 milioni di euro.
Il sistema di corruzione era molto semplice, stando a quanto ricostruito: politici di alto spicco e i direttori della Petrobras, nominati dagli stessi partiti, chiedevano mazzette alle principali aziende del paese per consentire loro di aggiudicarsi senza gara una serie di appalti per opere pubbliche, come quelli legati alla Coppa del Mondo di calcio del 2014 o l’espansione della linea ferroviaria
per il trasporto merci. Tra gli indagati vi era anche l’ex presidente Lula, accusato di essersi fatto corrompere dai vertici della Petrobras.
Le accuse
Secondo la sentenza di primo grado, il colosso dell’edilizia OAS avrebbe regalato all’ex capo di Stato un appartamento (conosciuto come il “triplex”) di 216 mq a Guaruja, famosa località del litorale paulista, dal valore di 2,4 milioni di reis. A giurare che l’attico fosse riconducibile proprio a Lula è stato Leo Pinheiro, ex presidente della OAS, anche lui coinvolto nell’inchiesta.
Nella deposizione che Lula ha rilasciato al giudice Sergio Moro (figura rappresentativa dell’intera inchiesta, ora ministro della giustizia), ha negato le accuse, affermando che all’immobile fosse interessata sua moglie. La pubblica accusa ha sostenuto che “sebbene non vi sia stato un atto ufficiale” che potesse provare un vantaggio ottenuto dalla società (cioè la Petrobras), la sola possibilità di essere nelle condizioni di concedere un beneficio configura già il reato di corruzione. Tradotto, non c’è prova che Lula abbia ottenuto l’appartamento in cambio di un favore, però si è trovato nella posizione di poter aiutare l’azienda che gli ha regalato il cosiddetto “triplex”. I magistrati hanno descritto questa tecnica come una strategia per compiacere alcuni politici al fine di evitare la sostituzione degli organi di vertice della Petrobras, che sono di nomina governativa. Stiamo parlando di figure cardini nel sistema di corruzione che intercorreva tra la politica e i manager dell’azienda petrolifera.
La condanna e gli altri processi
A seguito di questa vicenda, Lula è stato condannato per corruzione e riciclaggio di denaro. Nel 2017, in prima istanza, il giudice Sergio Moro ha stabilito una pena di 9 anni e 6 mesi . A gennaio dell’anno successivo, i magistrati d’appello l’hanno aumentata a 12 anni di carcere. Dopo 19 mesi, il leader in pectore del PT è stato scarcerato poiché i giudici hanno ritenuto che una persona possa essere incarcerata solo dopo la sentenza definitiva di condanna. Per questo motivo Lula è tornato libero in attesa della pronuncia del Supremo Tribunal de Justiça.
Una libertà momentanea, dato che il percorso giudiziario di Lula non si esaurisce con il caso dell’appartamento triplex ma prosegue in altri 10 procedimenti aperti in vari stati del Brasile. Una serie di processi all’interno dei quali il leader petista deve rispondere ad accuse di corruzione (nel caso del terreno di Atibaia e della costruzione dell’istituto Lula), di intralcio alla giustizia (per aver cercato di nascondere le prove dell’appartamento triplex), di lavaggio di denaro e traffico di influenze (si sospetta che abbia fatto pressioni sul Banco Nacional de Desenvolvimento per concedere dei prestiti per opere effettuate dalla Odebrecht in Angola), di organizzazione criminale (caso dell’acquisto dei 36 caccia Gripen) e altri 4 casi di corruzione da parte della Odebrecht, altra importante azienda di ingegneria brasiliana orbitante nel sistema tangentizio della Petrobras.

È stato davvero un complotto?
L’opinione pubblica in Brasile è da quattro anni spaccata su questo tema. Lula è stato vittima di un complotto oppure no? I suoi supporter non hanno dubbi: il leader del PT non ha avuto un processo imparziale. Il motivo? L’uomo che lo ha giudicato colpevole ora siede alla destra di Bolsonaro (vittorioso alle elezioni presidenziali del 2018, durante le quali Lula era in carcere e quindi non ha potuto partecipare). Lo stesso Sergio Moro, rivelano le chat di Telegram pubblicate dal giornale online The Intercept a maggio scorso, spronava in privato i magistrati del pool della Lava Jato (tra il procuratore capo Deltan Dallagnol) a trovare delle prove più schiaccianti contro di Lula, su cui proprio Moro avrebbe dovuto esprimersi. Un comportamento improprio per qualsiasi giudice.
L’altra parte del Brasile, invece, sostiene che Lula abbia pagato non solo poiché colpevole ma poiché principale responsabile morale di un gigantesco sistema di corruzione che si era annidato nei più ricchi appalti pubblici del paese.
Quale sia la verità, ancora non lo sappiamo. Però è necessario porsi una domanda, per provare a porre il caso in una prospettiva che cerchi di esulare da suggestioni non provate: quanto è probabile che una ventina tra giudici e magistrati, provenienti da stati diversi e che precedentemente non si conoscevano, possano aver imbastito dei procedimenti (in alcuni casi giunti a condanna) basati interamente sul nulla?
Latest posts by Mattia Fossati (see all)
- Invasione Ucraina, la mafia russa pronta a stringere i suoi tentacoli su Kiev - Febbraio 25, 2022
- Lava Jato, la Tangentopoli che ha sconvolto il Brasile - Novembre 7, 2021
- Guerra in Afghanistan, dall’invasione dell’URSS al 10 settembre 2001 - Ottobre 3, 2021