
Un orrore che non ha fine. Tortura, detenzione, sfruttamento e violenze sessuali vengono ogni giorno inferti a rifugiati e migranti in Libia. L’Europa, nel frattempo, come documentato dalla piattaforma Impakter Italia, rifiuta continuamente persone che arrivano esauste, richiedono aiuto e tentano di attraccare ai suoi porti. Stando ad Amnesty International, dalla firma del memorandum siglato dall’allora presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni e dal primo ministro libico Fayez al-Sarraj nel 2017, sono almeno 40mila le persone intercettate in mare e riportate in Libia, tra cui migliaia di minori. A tre anni dalla firma di questo complesso memorandum tra Italia e Libia sul flusso di migranti, l’accordo non ha perduto efficacia, anzi, è stato rinnovato senza alcuna modifica.
L’accordo, a discapito dei migranti, prevede che sia proprio l’Italia ad aiutare le milizie libiche nel riportare i migranti all’interno dei centri di detenzione. Per un verso, va considerato che questo accordo ha fatto crollare il numero di arrivi sulla costa italiana. Tuttavia, al contempo ha innescato l’ira di diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, a causa delle innumerevoli violenze subite dai migranti, trattenuti illegalmente in centri di detenzione non ufficiali in Libia.
Stando alle cifre comunicate dalla guardia costiera libica e riportate da Euronews: “da gennaio ad agosto 2019 sono state intercettate e riportate in Libia quasi 6mila persone”. La stessa testata sottolinea come il 19 settembre scorso un sudanese sia stato ucciso da colpi di arma da fuoco nello stomaco, poco dopo essere stato riportato a riva. Il personale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni OIM/IOM ha assistito all’episodio, avvenuto nelle vicinanze di Tripoli. La causa sembra essere stata la protesta delle circa 100 persone che, una volta ricondotte a terra, si erano apertamente opposte al trasferimento ingiusto nei centri di detenzione. Stando a quanto riportato, uomini armati avevano già iniziato a sparare in aria prima del tentativo di fuga da parte di diversi migranti.
“La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi e sostenere che la situazione non può essere risolta che migliorando le condizioni di detenzione”, si legge in una dichiarazione dell’Alto commissario delle Nazioni Unite ai diritti umani, Zeid Raad al Hussein. “La politica dell’Ue che consiste nell’aiutare la guardia costiera libica e intercettare e respingere i migranti è disumana. […] La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”.

Lo stesso Alto Commissario si è prodigato in una denuncia verso l’aiuto che è stato fornito alle guardie costiere libiche, che hanno avuto la possibilità di arrestare i migranti in mare, da alcune milizie denominate “katibas”, le quali secondo Impakter Italia sorveglierebbero e amministrerebbero i centri di detenzione. Sono innumerevoli i casi di migranti che vengono trattenuti in questi centri di detenzione non ufficiali, chiamati “luoghi di permanenza” nel corso delle indagini. Le regole prevederebbero una differente procedura: i migranti dovrebbero essere trasferiti nei centri di detenzioni appositi ed ufficiali, cosa che spesso non avviene.
Secondo fonti ONU non meglio identificate citate da Impakter Italia, al-Khoms (uno dei centri di detenzione) sarebbe stato ufficialmente chiuso dal DCIM (Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale libico), ma le milizie non avrebbero rispettato l’ordine governativo: le persone continuerebbero a subire torture, ad essere vendute e rilasciate solo dopo il pagamento di un riscatto.
Secondo le cifre del DCIM, citate dall’ONU, 19.900 persone si trovavano in questi centri a inizio novembre 2019, rispetto alle circa 7.000 di metà settembre. Questo consistente aumento delle detenzioni avrebbe seguito i violenti combattimenti a Sabrata, città dell’ovest della Libia diventata piattaforma di partenza dei migranti verso l’Europa.
Nelle prime settimane di gennaio 2020 i numeri sono cresciuti ulteriormente. Dei circa 1000 migranti riportati in Libia, 600 di loro erano stati trasferiti in un centro controllato del ministero dell’interno libico. Di loro non c’è più traccia. La già citata OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni) ha lanciato un appello affinchè si possano avere piani di sbarchi sicuri.
“A dieci mesi dall’inizio del conflitto – dice l’OIM – in Libia la situazione umanitaria continua a peggiorare. Oltre 2.000 migranti sono ancora detenuti in condizioni drammatiche, e gli operatori umanitari hanno sempre più difficoltà pratiche nel fornir loro assistenza”.
Secondo dati aggiornati al 21 febbraio e riportati da Avvenire, 1.737 rifugiati e i migranti quest’anno sono stati intercettati in mare dalla Guardia costiera e riportati in Libia, in violazione delle norme internazionali sul respingimento.
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