Mercoledì 20 luglio sono scoppiati due scontri a fuoco ad Abidjan, ex capitale e città più popolosa della Costa D’Avorio. Gli attacchi si sono scatenati intorno alle 21.30 locali, nel quartiere Cocody, che ospita la scuola di polizia e le sedi della gendarmeria nazionale. Poco più tardi, nei pressi di un altro punto nevralgico per le forze di polizia, il quartiere di Yopougon, sono state registrate altre sparatorie.
Il clima teso in cui si trova il Paese da anni sembrava poter prendere una svolta decisiva e positiva grazie al nuovo governo e alla presenza dell’ONU sul territorio.
Le forze delle Nazioni Unite, infatti, hanno lasciato il Paese nel giugno del 2017, dopo 13 anni in Costa D’Avorio per fronteggiare la crisi e il conflitto civile scoppiato nel 2002. L’obiettivo dei Caschi Blu era quello di garantire il cessate il fuoco tra il nord, caduto in mano ai ribelli, e il sud del paese di prevalenza filo-governativa. L’armistizio firmato nel 2007 non è però stato mantenuto e le elezioni del presidente Alassane Ouattara hanno creato un’ondata di scontri con circa 3000 morti. Una risoluzione delle Nazioni Unite ha così autorizzato l’invio di 6900 peacekeeper per arginare l’aumento delle ostilità.
La situazione del Paese è stata definita da Alichatou Mindaoudou, rappresentante speciale del Segretario Generale dell’ONU, positiva grazie ai “grandi progressi ottenuti in Costa d’Avorio per la pace, la stabilità e il benessere economico” nonostante alcune proteste diffuse nel Paese. Nel 2014, inoltre, la Banca Africana per lo Sviluppo, spinta dai risultati positivi e di stabilità che il Paese stava raggiungendo, era tornata nella sua sede originaria dopo essersi trasferita a Tunisi durante la guerra civile.
Sembra, però, che il Costa D’Avorio non abbia del tutto superato le proprie criticità.
Le ultime settimane infatti, sono state segnate da scontri tra civili e contro la polizia, tra cui spicca un incidente che a metà luglio scorso ha causato la morte di tre soldati nel campo militare di Korhogo.
Il Paese, inoltre, ospita, da venerdì 21 luglio fino a fine mese, l’8a edizione dei Giochi della Francofonia, festival sportivo e culturale che dal 1987 coinvolge tutti gli Stati membri dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia. L’evento era da tempo atteso ed è stato costruito un villaggio olimpico fornito di case prefabbricate che ospitano i 4000 atleti provenienti da più di 80 paesi.
Robert Beugré Mambé, Ministro ivoriano incaricato di seguire il programma e lo svolgimento dei Giochi sportivi, ha annunciato: “La sicurezza degli atleti e degli spettatori è la nostra maggiore preoccupazione, ma è garantita”. La sicurezza è, infatti, un tema che il Governo dovrà affrontare e rafforzare anche in vista della Coppa della Nazioni Africane che il paese ospiterà nel 2021.
La situazione politica del Paese è confusa tanto quanto le proteste e gli scontri che avvengono in piazza. Il presidente ivoriano ha infatti da poco apportato alcuni cambiamenti alle nomine del Governo, concedendo la propria fiducia a Hamed Bakayoko, ex Ministro dell’Interno, che si occuperà del Ministero della Difesa e del Bilancio, ed a Amadou Gon Coulibaly, eletto Primo Ministro.
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